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"A che serve essere veloce se non riesco ad arrivare puntuale ad un appuntamento?"
Elena era furiosa. Il primo istinto di Mack sarebbe stato quello di ricordarle che grazie a quella velocità salvava delle vite, o anche che sapevano benissimo entrambi che quei poteri la divertivano moltissimo... Ma non avrebbe avuto senso. L'unica cosa da fare era sbrigarsi.
"Sali in macchina, arriveremo presto."
Lei lo guardò come se l'avesse insultata. "Da questo lato, tartaruga. Guido io."
Lui le passò le chiavi. "Non farmene pentire, Yoyo."
Non che di solito avesse una guida spericolata, ma in quel momento sembrava davvero poco disposta a perdere tempo. Aveva un buon motivo, d'altronde. Lui lo sapeva benissimo, teneva a quella giornata almeno quanto lei. Non c'era nessuna ricorrenza particolare, ma c'era una promessa da mantenere.
Mack si stava avvicinando al lato passeggero quando avvertì uno spostamento d'aria, chiaro segno che Elena era ormai dall'altra parte.
"Prendo questa strada," iniziò a spiegarsi che la stava già imboccando, "c'è meno traffico. Ho controllato."
"Pensi che dovrei richiamare Flint e avvisarlo che siamo partiti?"
"Penso che dovremmo essere già lì." Elena sbuffò alle sue stesse parole. "Scusa," provò subito a rimediare, forzando un sorriso, "è che gli abbiamo fatto tante promesse ma non riusciamo nemmeno a incontrarlo da settimane."
Si sarebbero dovuti vedere per pranzo. Arrivarono alle quattro del pomeriggio e un acquazzone gli impedì di incontrarsi nel cortile dell'Accademia.
Flint li accolse comunque con un sorriso e la solita richiesta di tacos. Solo vederlo migliorò notevolmente l'umore ad entrambi. Peccato che ogni singolo locale provvisto di tacos in zona si rivelò chiuso.
Quando smise di piovere, decisero di scendere dall'auto per sgranchirsi le gambe e stabilire cosa fare all’aria aperta.
Le nuvole erano ancora dense ed erano finiti in una zona un po’ fuori mano, tra palazzoni scuri, depositi e cespugli incolti. Dopo una giornata, programmata per essere perfetta, che era stata invece solo lavoro, combattimenti, problemi e ritardi, lasciarsi scoraggiare dagli inconvenienti e dalla desolazione del luogo sarebbe stato molto facile. Bastava guardare Flint, però, per cambiare prospettiva. Il ragazzo del futuro aveva un potere che andava al di là dell’essere inumano. Guardava il mondo con occhi diversi, meravigliandosi e restando affascinato da ogni cosa, dalla presenza di uccellini sugli alberi, al colore del cielo. Ed era contagioso.
Stavano per proporgli qualcosa quando lui, da che era appoggiato comodamente allo sportello, saltò improvvisamente dritto in piedi con gli occhi sbarrati.
“Cos’è quello?”
Elena e Mack si voltarono contemporaneamente, cercando con lo sguardo cosa stesse indicando.
Proprio di fronte a loro, un angolo di cielo tra i palazzi stava provando timidamente a colorarsi. Non poterono fare a meno di scambiarsi un sorriso furtivo prima di rispondergli.
“Quello – cominciò Yoyo, con tono divertito – è un arcobaleno. A volte sono più grandi e formano un arco completo.”
Questo era corto e sbiadito, si vedeva appena.
“È bellissimo”, osservò Flint con occhi sognanti e voce ridotta a un bisbiglio.
Elena non disse più niente, si appoggiò all’auto e restò a guardare la sua famiglia discutere i colori del cielo e parlare del sole e della pioggia come fossero magia. Pensò a come si erano conosciuti e si chiese come avesse fatto quel ragazzino a piombare nella sua vita proprio nel periodo più difficile, per poi restare a indicarle l’arcobaleno.
