Work Text:
Vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora.
(William Blake)
A Simone il mare non piaceva. Non gli piaceva lo schiamazzo fastidioso dei bambini che giocano sulla spiaggia. Non gli piaceva la sabbia, perchè è ruvida e si infila dappertutto. Non gli piaceva nuotare in mare aperto, perchè non sai mai cosa aspettarti. Metti caso che ti imbatti in un mulinello o in un'onda anomala che ti porta via e non puoi fare niente per impedirlo? Ad ogni modo, a Simone il mare non piaceva. Ma in quel momento, con Manuel seduto su di lui che gli teneva stretti i polsi sul bagnasciuga per non farlo scappare, stava cominciando a rivalutare l'dea.
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A Simone arrivò un pallone in faccia e Chicca si scusò un miliardo di volte prima di tornare a giocare a beach volley con le altre. Il ragazzo non aveva neanche ben capito il motivo di quella gita scolastica, ma Dante (ovviamente era stato Dante, chi altro sennò?) aveva insistito perchè 'i ragazzi avevano bisogno di sciogliersi un po'. Non era un motivo sufficiente per avere l'autorizzazione della scuola ed ecco perchè il padre di Simone aveva noleggiato personalmente un piccolo pulmino per caricarci su tutti i suoi studenti, che lo volessero o meno. Il viaggio non era andato male, Simone si era seduto nei posti davanti vicino a Laura che gli aveva impedito per quasi tutto il viaggio di voltarsi a guardare Manuel, che ovviamente stava nell'ultima fila di sedili, con gli occhi da cane bastonato. Si era rimpinzato di merendine così non sarebbe stato obbligato ad entrare in acqua non appena arrivati, almeno avrebbe avuto una scusa fondata e non il suo solito, barboso 'no, non mi va, magari dopo'. Arrivarono un'ora più tardi e, come Simone aveva previsto, i suoi compagni gli sfrecciarono davanti, denudandosi così in fretta manco fossero in una spiaggia per nudisti, e corsero verso la riva. Perfino Laura lo mollò lì da solo.
"Beh? Non vai con i tuoi amici?" gli domandò Dante, apparendo alle sue spalle così all'improvviso da farlo saltare per aria.
"Ho appena mangiato, devo aspettare." lo informò Simone, affrettando il passo per seminarlo e stringendosi lo zaino al petto. Si diresse all'ammasso di asciugamani appallottolati e già pieni di sabbia che i suoi compagni avevano abbandonato sulla spiaggia e stese il suo poco più in là. Si levò le scarpe e le mise subito nello zaino, non sopportava neanche l'idea di doverci infilare i piedi a fine giornata, perchè, si sa, per quanto stai attento, la sabbia finisce dappertutto. Si sfilò i vestiti con tranquillità, dato che aveva già sotto il costume da bagno, e si sedette a terra, puntellandosi con i gomiti per tenere il corpo leggermente sollevato e avere una miglior visuale. E dopo essersi beccato quella pallonata in faccia di cui abbiamo parlato prima, decise di stendersi a prendere il sole.
"Te la sei messa 'a crema solare?" chiese una voce. Lo stomaco di Simone fece una capriola tripla e il ragazzo dovette trattenere l'impulso di spalancare gli occhi. Non rispose.
"Oh, che stai a fa', me ignori?" Manuel si chinò a raccogliere un pugno di sabbia e la sparse sulla pancia di Simone come fosse un piatto a cui devono essere aggiunte le spezie. Non aveva tutti i torti...
"Oh, ma sei arrivato a cacare la minchia?" sbottò Simone, tirandosi su seduto e lanciandogli uno sguardo glaciale mentre si spolverava via la sabbia di dosso. Manuel, ridacchiando tra sè e sè, si sedette a qualche metro di distanza da lui senza curarsi di stendere prima un asciugamano, i capelli bagnati e aggrovigliati gli ricadevano sulla fronte così bellamente che Simone dovette deglutire con forza non una, ma due, tre volte. Lui e Manuel non avevano più parlato dopo quello che era successo quella sera durante la cena organizzata da suo padre, ma nonostante Simone volesse che tutto tornasse alla normalità, era ancora incazzato marcio.
"Simò, ti piace er mare?" Manuel si voltò a guardarlo mentre si strofinava la maglietta sui capelli per asciugarli e Simone distolse lo sguardo il più in fretta possibile. Porco flogisto. Non rispose per l'ennesima volta.
"Oh, t'ho fatto 'na domanda." Simone rimase in silenzio, stringendosi le ginocchia al petto e osservando Chicca che veniva lanciata in acqua da Matteo.
"Vabbè, vaffanculo Simò." Manuel si alzò, mettendosi le mani sui fianchi e osservando il panorama come fanno i vecchi che guardano un cantiere, e fece per avviarsi.
"No." Manuel si voltò sentendo la voce fioca di Simone, ma non tornò a sedersi, lo osservò semplicemente dall'alto.
"Non mi piace. Non so perchè. Forse per via di mio padre." Simone si strinse nelle spalle e si fece piccolo piccolo quando Manuel mosse un passo verso di lui. Riuscì a respirare di nuovo solo quando il ragazzo tornò a sedersi al suo fianco, stavolta un po' più vicino.
"Perchè? Che t'ha fatto?" domandò Manuel, afferrando lo zaino di Simone e tirandone fuori una merendina. Simone lo fulminò con lo sguardo, ma lo lasciò fare, affondando le dita dei piedi nella sabbia. Avrebbe preferito di gran lunga concentrarsi su quell'orribile sensazione di ruvido sulla pelle piuttosto che sul silenzio denso che era calato su di loro.
"Ho capito." Manuel commentò, anche se non aveva capito un emerito cazzo.
"Io vado a famme 'na nuotata, vieni anche te?" chiese poi, alzandosi per la ventimillesima volta. Simone scosse la testa e si sdraiò, tentando di ignorare l'effetto che Manuel gli faceva. Lo odiava per come gli parlava, così schietto, la faceva così semplice. Come se tra loro non fosse successo nulla. Come se non lo avesse insultato di fronte a tutta la classe. Come se non lo avesse fatto sentire nudo, scoperto. Il ragazzo sospirò profondamente e chiuse gli occhi.
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"Simò."
"Simò."
"Simone!" Simone di svegliò di soprassalto e si tirò su a sedere, la testa prese a girargli all'impazzata, come una trottola. Ci mancava pure il colpo di calore.
"Te l'avevo detto de metterti 'a crema solare." spiegò la voce di Manuel, quel suo odioso tono esplicativo/esemplificativo di sempre, Simone riuscì quasi a vedere la sua espressione soddisfatta e il suo sorrisino sfacciato. Diciamo 'quasi' perchè Simone si guardò intorno senza ben capire dove Manuel fosse. Un po' era perchè si era appena svegliato e il suo cervello non elaborava ancora, incapace di intendere o volere, e un po' perchè Manuel era sotterrato sotto la sabbia pochi metri più in là. Mimetizzato come un camaleonte. Simone lo notò qualche secondo dopo e non riuscì a trattenere un sorriso.
"Beh, che c'hai da guardare?" lo bacchettò Manuel, muovendo la testa e le braccia che sbucavano dal suo costume da sirena fatto di sabbia. Il sorriso di Simone si allargò quando Manuel prese a tastarsi il petto (che Matteo aveva personalmente aiutato a realizzare) proprio come Joey in quella puntata di F•R•I•E•N•D•S.
"Che c'è, stai a' rosicà?" domandò Manuel mentre lo fissava dal basso, inarcando le sopracciglia. Simone scosse la testa e si sentì le guance ribollire:
"No, non sto a' rosicà." ridacchiò mentre afferrava la bottiglietta d'acqua dal suo zaino e ne beveva un sorso.
"Eh sì, te stai a' rosicà perchè c'ho delle tette più grandi delle tue." Simone non riuscì a trattenersi e sputò tutta l'acqua mentre scoppiava a ridere, rischiando quasi di farsela andare di traverso.
"Che cazzo ridi, coglione." Manuel si dimenò nella sabbia in maniera spastica, cosa che non migliorò la situazione di risata isterica di Simone.
"Piantala e aiutami a uscire da 'sta porcheria."
"Nah." Simone gli lanciò uno sguardo malizioso e si alzò in piedi, gustandosi l'espressione sbigottita di Manuel.
"Nun fa' 'o scemo, che t'ammazzo de botte quanno esco de qui."
"Se esci da lì." Manuel strabuzzò gli occhi, non era abituato a vedere Simone scherzare così facilmente. Soprattutto non dopo quello che era successo. Si sentì quasi come se non se lo meritasse, quel momento così spensierato con lui.
"Simò, giuro su--" cominciò a dire, ma una folata di vento gli spinse una quantità gigantica di sabbia in bocca, facendolo tossire come un pazzo e scatenando un'altra risata di Simone.
"Pi- *tossisce* piantala, cretino, *tossisce* che so' qui a morire."
Simone si decise ad aiutarlo solo dopo qualche altro colpo di tosse. Si chinò al suo fianco e prese a spostare la sabbia con le mani, ignorando lo sguardo (innamorato perso) di Manuel su di sè. Simone si sentì rosso come un'aragosta.
"Allora vieni a fa' 'na nuova co' me o hai intenzione de stare lì sdraiato come 'n pensionato tutto er giorno?" Manuel sgusciò fuori dalla buca e si molleggiò sulle gambe magre come se stesse partecipando ad una lezione di fitness. Poi si scostò i capelli spettinati e grumosi di sale dalla fronte e lanciò un sorrisone a Simone, che stava ancora inginocchiato sulla sabbia.
"Simò, nun abbiamo tutto er giorno, muovi er culo." detto ciò Manuel si allontanò senza guardarsi alle spalle. Era come una prova di fiducia. Un modo indiretto per fare sì che Simone lo perdonasse. E Manuel sperò con tutto il cuore che ciò accadesse. Perché Manuel era tante cose. Un figlio. Uno studente. Uno stronzo. Un amico (?). Ma Manuel sapeva anche di essere qualcos'altro. E questo lo spaventava. Si fermò proprio dove le onde schiumose incontravano la sabbia bagnata. Osservò con gli occhi semichiusi i suoi compagni che giocavano a palla sulla spiaggia qualche metro più in là e poi camminò in acqua. Gli si rizzarono i peli delle braccia a causa della temperatura, ma continuò a camminare fino a quando il livello del mare non gli arrivò al petto. Poi si fermò e si voltò soltanto quando sentì lo sciabordare dell'acqua che Simone stava spostando per raggiungerlo. Non riuscì a trattenere un sorriso.
"Chi arriva per ultimo a quella boa laggiù paga er pranzo." lo sfidò e Simone rabbrividì nel vederlo riscaldarsi le articolazioni delle spalle per ottenere un miglior movimento delle braccia durante la gara. Simone faceva un po' pena a nuotare. Aveva frequentato un corso quando era più piccolo, ma si sentiva più tranquillo con i piedi per terra. Ecco perché preferiva il rugby.
"Al mio tre." Manuel gli lanciò un sorriso di sfida mentre metteva le braccia in posizione.
"Uno." Simone fece lo stesso e si chinò leggermente in avanti per un maggior slancio.
"Due." I due si scambiarono uno sguardo più lungo di quanto dovuto e poi Manuel esclamò:
"Via!" e si tuffò, lasciando Simone da solo, in piedi fermo come un palo a fissarlo mentre si allontanava nuotando a velocità megafotonica.
"Simone, muovi il culo che tifiamo tutti per te!" gli urlò Chicca, accompagnata dalle urla di incitamento degli altri.
"Vai Simone!" Era Dante. E Simone partì. Si tuffò dandosi una forte spinta con le gambe e prese a muovere le braccia come un forsennato. Sentiva le sue mani che fendevano la superficie dell'acqua e si trattenne a malapena dal sorridere. L'adrenalina gli pompava nelle orecchie e nelle gambe come una specie di carburante, non alzò la testa per respirare nemmeno una volta dal tanto che era intento a nuotare. Quando arrivò per primo alla boa, cosa che lo sorprese, cacciò fuori la testa dall'acqua alla ricerca disperata di aria e si mise a scrutare la superficie frastagliata da onde basse e arrotondate. Nessuna traccia di Manuel.
"Manuel?" gridò per farsi sentire, ma nessuna risposta. Simone cominciò a preoccuparsi e immerse la testa sott'acqua innumerevoli volte, temendo il peggio.
"Simò!" lo sentì urlare quando emerse di nuovo. Simone vide Manuel che si dimenava e annaspava a una distanza a metà tra la boa e la spiaggia.
"Simone!" strillò di nuovo, dimenando le braccia. E Simone si rimise a nuotare. Lui lo odiava il mare. Lo odiava. L'aveva detto lui che c'erano i mulinelli e le onde anomale. Ad ogni modo riuscì a raggiungere Manuel in poco tempo e lo afferrò per un braccio, trascinandolo a riva tenendolo stretto. Manuel cominciò a tossire non appena toccarono terra e Simone lo fece distendere sulla sabbia, poi si inginocchiò al suo fianco e si domandò come mai nessuno stesse accorrendo per accertarsi dello stato del ragazzo. Manuel si coprì la bocca per tossire per l'ennesima volta, ma ben presto quel colpo di tosse si tramutò in una risata rotta e strozzata, quasi asmatica:
"Simò, dovresti proprio vedè 'a tu' faccia." Manuel si portò le mani alla pancia, tentando di soffocare un'altra risata spasmodica e Simone si ritrovò a fissarlo con tanto d'occhi. Sbattendo le palpebre alla stupidità dell'amico, prese ad urlargli contro:
"Ma quanto sei stronzo?" e gli si avventò contro, sentiva lacrime arrabbiate formarglisi agli angoli degli occhi mentre colpiva Manuel come farebbero due bambini dell'asilo che litigano su chi dovrebbe usare il triciclo più bello.
"Simò, sta' fermo." Manuel mormorò dopo essersi fatto dare qualche altro schiaffo. Ma Simone, sentendo delle lacrime calde scivolargli giù dalle guance, scosse la testa e la appoggiò qualche secondo dopo contro la spalla di Manuel:
"Ti odio." borbottò contro la sua pelle bagnata, i pugni e gli occhi chiusi stretti. Lo sentì annuire:
"Lo so. Ti sto lasciando sfogare apposta." Simone alzò la testa e gli mollò un altro ceffone in faccia. Si odiò per averlo fatto, ma Manuel se lo meritava (lo sappiamo tutti). Manuel riuscì a lanciargli un sorriso debole, ma tranquillo, quasi adorante, prima di afferrargli i polsi e atterrarlo, la schiena di Simone sfregò odiosamente contro la sabbia. A Simone il mare non piaceva. Non gli piaceva lo schiamazzo fastidioso dei bambini che giocano sulla spiaggia. Non gli piaceva la sabbia, perchè è ruvida e si infila dappertutto. Non gli piaceva nuotare in mare aperto, perchè non sai mai cosa aspettarti. Metti caso che ti imbatti, toh, in un mulinello o in un'onda anomala che ti porta via e non puoi fare niente per impedirlo? Ad ogni modo, a Simone il mare non piaceva. Ma in quel momento, con Manuel seduto su di lui che gli teneva stretti i polsi sul bagnasciuga per non farlo scappare, stava cominciando a rivalutare l'dea.
"Simò." Manuel allentò la presa sui polsi di Simone e gli scostò i capelli dalla fronte, Simone arrossì nel sentire il corpo di Manuel premere contro il suo.
"Ti va de ascoltarmi pe' qualche secondo? 'O so che nun dovrei nemmeno chiederti 'na roba der genere dopo quello che t'ho fatto, ma cosa ci posso fa', nun riesco a tenere 'a bocca chiusa."
Simone annuì dopo qualche secondo di silenzio, il tono di Manuel sembrava quello di una preghiera e nonostante Simone fosse ancora incazzato nero con lui, non ebbe proprio il cuore di mandarlo affanculo. Manuel gli sorrise leggermente, guardandolo da sopra e chinandosi pericolosamente vicino al suo viso:
"Sai, Simò, ho pensato a tutte le strade dove so' stato. Dove semo stati. Ho pensato a tutti quei tremendi errori che ho fatto che se ci penso adesso me faccio ribrezzo da solo. E ho pensato a tutti li segnali che ho ignorato e rifiutato perchè so' scemo e nun volevo affrontarli. Però ora ci vedo, Simò. Ci vedo davvero. E' come se 'a pioggia se ne fosse andata. E ora posso accettare tutte le cose che so che non posso cambiare. E nun le voglio cambiare, ste cose. Nun le voglio cambiare, Simò. Me dispiace così tanto."
Simone lo fissò con tanto d'occhi e non avrebbe mai creduto di poter affermare di amare Manuel ancor più di quanto lo amasse prima. Non disse niente, si godette semplicemente il calore delle mani di Manuel che ancora gli stavano stringendo leggermente i polsi.
"Dì quarcosa, per favore." Manuel si chinò ulteriormente su di lui, così vicino che Simone riuscì a sentire l'odore del sale sui suoi capelli umidi. Scosse la testa e Manuel, tremante, gli lasciò lentamente andare i polsi, solo per spostare le sue mani sulle guance livide e pallide di Simone.
"Simò, posso?" Manuel chiese, le sue labbra viola per il freddo gli tremarono impercettibilmente. Simone annuì, tentando con tutte le sue forze di non sembrare sul punto di collassare. Manuel gli rivolse uno dei suoi adorabili sorrisi sghembi e premette delicatamente le sue labbra contro quelle di Simone. Tennero entrambi gli occhi chiusi, Simone si mise lentamente a sedere mentre le labbra di Manuel continuavano a muoversi contro le sue, ogni tanto mordendole leggermente con i denti. Simone non potè fare a meno di sorridere come un idiota. Perchè se l'era immaginato esattamente così. La sua mente cancellò l'orrido ricordo di quella giornata al museo e lo rimpiazzò con uno nuovo. Quello era il suo primo bacio con Manuel. Solo quello.
"Signora i limoni! SiGnÖRAAÆ!!!!" Manuel e Simone si staccarono l'uno dall'altro e si voltarono nello stesso momento a guardare Matteo che urlava come un pazzo, gli altri si unirono a lui poco dopo. Simone scoppiò a ridere e Manuel sorrise a sua volta nel vederlo così allegro.
"Simò, sei bellissimo."
La giornata si concluse con le guance in fiamme di Simone ogni volta che Manuel gli rivolgeva lo sguardo e con le guance altrettanto in fiamme di Manuel quando Simone si addormentò sulla sua spalla durante il viaggio di ritorno a Roma. E con Dante che scattò loro una foto di nascosto.
