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Pod è quieto e febbricitante, steso sopra un piccolo materasso sul pavimento della cantina, la sua spalla è stata fasciata con cura per coprire il punto dove una spada di ghiaccio aveva cercato di tagliarlo in due. Lei ha soltanto un momento, si è appena fatta ricucire un taglio sul braccio, ma si inginocchia e passa le sue dita congelate sulla fronte del ragazzo. Lui non si muove al suo tocco.
“Pietà, ti prego, Madre,” Brienne sussurra.
Sam si inginocchia accanto a Brienne. “Sono speranzoso, mia lady. Lui è giovane e forte.”
Brienne lancia un’occhiata a Sam e annuisce, ingoiando il groppo in gola, sapendo che non può permettere a nessuno di vederla piangere. La cantina è gremita di feriti e di persone in fin di vita; il posto più sicuro possibile per quelli che non possono muoversi o combattere. La fortezza grande era stata invasa tre volte negli ultimi quattro giorni.
“Devo ritornare dai miei uomini,” Brienne dice, “ma se ci fosse qualche cambiamento...se si svegliasse, ricordagli di me. Digli che ho bisogno che lui sia forte, ho bisogno che lui torni sulle mura.”
Sam annuisce lentamente. “Ti manderò a chiamare, Lady Brienne, se ce ne fosse bisogno. Se potrai venire.”
Lei annuisce e raccoglie il mucchio di indumenti esterni che si era dovuta togliere, così che Sam potesse chiuderle la ferita. Mentre attraversa le persone ferite, incamminandosi verso la scalinata che porta al piano terra, Brienne vede la piccola porta di legno della stanza dove sa che tengono Tyrion. Era stato Hyle a portare un Pod ferito a Sam, ed era stato Hyle a dirle che era Tyrion quello a gridare quando avevano provato a steccargli le gambe rotte.
Brienne devia dal suo percorso verso le scale e bussa alla porta, facendo cadere di fianco ad essa la pila di vestiti che aveva in mano, prima di scivolare nella camera. La piccola stanza è illuminata da molte candele, e un Tyrion dal colorito verdognolo è steso sopra un letto, entrambe le sue gambe sono fissate ai piedi del letto con della corda. Jaime, nudo dalla vita in su, è seduto accanto al fratello.
Entrambi la fissano e lei abbassa lo sguardo sul pavimento. Riesce a sentirsi arrossire.
“Mi dispiace,” lei inizia, “Volevo soltanto chiederti se stessi bene, mio lord.”
“Non c’è bisogno di scusarti, mia lady,” Tyrion dice a denti stretti. La sua mascella è tesa, i muscoli nel suo collo sono rigidi. Il dolore che lui sta provando è terribile, lei lo sa. Lei sa anche che il latte di papavero sta già venendo razionato.
Jaime la sta fissando, lei sa anche quello, ma Brienne prova a evitare il suo sguardo. Senza guardarlo negli occhi, lei può vedere la tensione nei muscoli della sua mascella, proprio sotto la barba che sta ricrescendo, e lei può vedere il lungo taglio sanguinante sul retro della spalla di Jaime. È ovvio che lui si sia allontanato dalle mura solo per farsi curare quella ferita, proprio come lei. Anche se lui ha un aspetto macilento, non è diverso dall’aspetto che ha lei. Tutti loro hanno ormai oltrepassato la soglia della sopportazione.
“Ben trovata, Brienne,” Jaime la saluta.
Lei tiene lo sguardo rivolto al pavimento, mentre prende fiato per rispondere, ma in qualche modo si strozza, ed è costretta a schiarirsi la gola per poter respirare.
“Sam ti sta....?” lei riesce a farfugliare prima di interrompersi, mentre indica la ferita di Jaime, rendendosi conto che lui ha due punti già applicati, ma il taglio non è stato chiuso completamente. Con un’improvvisa chiarezza, come se avesse assistito alla scena, lei sa che qualcuno era arrivato a recuperare Sam mentre stava ricucendo Jaime, e lei sa, mentre con la mano destra si afferra la ferita recentemente curata sul suo braccio sinistro, che Jaime aveva mandato Sam prima da lei.
Il suo rossore si fa più scuro. Fortunatamente, Sam entra nella stanza, dietro di lei, e torna a ricucire la ferita di Jaime come se non si fosse mai fermato. Jaime prova ad incontrare di nuovo lo sguardo di Brienne, ma lei si concentra su Tyrion.
Lei racconta velocemente a Tyrion quello che era successo dall’ultima volta che l’aveva visto, la loro lunga lista di perdite. Tyrion accoglie tutte quelle informazioni, il suo viso non è più torvo di quanto non fosse già. Lei cerca di non guardare il volto di Jaime mentre Sam lavora alla sua ferita.
“E nessuno ha visto Viserion?” Tyrion chiede.
Il drago. Lei scuote la testa lentamente, ma può vedere che lui l’aveva già sentito da Jaime o qualcuno. “No, mio lord.”
Tyrion rilascia un lungo e tartagliante gemito di dolore, anche se lui tenta di soffocarlo, rivolgendole uno sguardo di scuse.
“Sta solo esagerando per avere compassione,” Jaime dice, anche lui parla a denti stretti, mentre Sam gli strappa via un ultimo punto.
Tyrion prova a ridere. “Mentre mio fratello fa finta che nessuna ferita riesca ad intaccarlo.”
“Quali ferite?” Jaime domanda con un sorriso mentre indica il proprio petto nudo, che non ha alcun segno di ferite.
Tyrion punta il dito verso la parte anteriore dei pantaloni di Jaime. “Suppongo che quello sia il sangue di qualche Estraneo?”
Brienne getta uno sguardo al punto che Tyrion sta indicando, verso le macchie rosso brunastro che sporcano i lacci delle brache di Jaime, e la bocca le si secca.
“Oh, quello è soltanto sangue di vergine,” Jaime replica, il suo sorriso si allarga.
Solamente le vergini arrossiscono, e allora perché le guance di Brienne vengono lo stesso inondate di calore?
Tyrion ride ancora, e questa volta sembra più genuino. Brienne è felice che lui non l’abbia guardata, perché il suo viso è in fiamme e avrebbe probabilmente rivelato che Jaime non sta affatto scherzando. Sam se ne va via in modo frenetico oltrepassandola, verso i suoi altri impegni pressanti, e lei si volta per seguirlo fuori dalla stanza.
“Perdonami mio lord, devo andare,” lei mormora mentre esce fuori, recuperando in fretta la sua pila di vestiti.
È vicina alle scale quando sente una mano calda sulla propria spalla. Una mano dorata. Jaime. Senza voltarsi per guardarlo, lei si incammina lungo il piccolo corridoio scuro accanto all’umida scalinata di pietra. È il posto più privato che avrebbero potuto trovare in quel luogo.
Lui le è davanti, si è messo addosso in modo frettoloso la propria tunica strappata e insanguinata, l’espressione sul suo viso è truce. Loro due non hanno parlato, non davvero, non sono mai stati da soli da quando...
Lui sembra quasi arrabbiato. “Non vuoi nemmeno salutarmi?”
A quello, si arrabbia anche lei, il suo viso è ancora in fiamme. “Sangue di vergine?”
“E’ quello che è,” lui replica, abbassando la voce, avvicinandosi a lei, e assottigliando i suoi occhi verdi. “Non c’è niente di meglio della verità per evitare che qualcuno indovini la verità.”
“La verità?”
“Hai intenzione di fingere che non sia successo?”
“E’ successo,” lei dice, guardando degli uomini portare del cibo scendendo le scale della cantina, guardando un po' d’acqua sgocciolare lungo il muro, guardando qualsiasi cosa a parte lui.
Lui le si avvicina ancora di più. “Queste cose succedono.”
“Sì, lo so.” Brienne vorrebbe essere più simile a Mya, o Asha. Loro saprebbero come liquidare questa cosa come se non importasse. “È stato molto bello. Grazie.”
Lui chiude gli occhi, si copre la faccia con entrambe le mani, si infilza le mani nei capelli, rilasciando una risata pungente, riaprendo di nuovo gli occhi per guardarla di traverso.
“Ma che mi aspettavo?” lui mormora.
“Dovrei ritornare sulle mura, Ser Hyle si chiederà--”
“Se continui così, comportandoti come se io sia uno sconosciuto per te, qualcuno se ne accorgerà,” lui dice.
È questo quello che Brienne sta facendo? Si erano visti a malapena per quattro giorni. Questo è il primo momento che hanno avuto per parlare.
“Non sei uno sconosciuto,” lei replica, voltandosi per salire i gradini della cantina.
“No, non lo sono,” lui conclude, la sua voce echeggia contro la pietra della rampa di scale, seguendola mentre lei sale.
Lui era stato dentro di lei, l’aveva fatta stendere sul letto e se l’era presa. Jaime Lannister è il completo opposto di uno sconosciuto per Brienne.
E tu cosa sei per lui?
Si veste per il freddo, al piano terra della fortezza grande, rendendosi conto che è la prima volta che si era tolta gli indumenti di cuoio da quando era arrivato il drago di ghiaccio. Appoggiandosi il mantello sulle spalle, lei si incammina nella notte per riunirsi ai suoi uomini, in cima alle mura.
Brienne riprende il suo posto sulle mura ovest, per vigilare per tutta la notte. Ogni paio di ore, lei nota Lamento di Vedova lampeggiare sulle sommità delle mura sud, o vede e sente il fuoco dei due draghi rimanenti di Daenerys Targayen. Lei si domanda se Jaime si restringesse nel suo mantello, provando a nascondersi dall’oscurità per qualche momento di tregua, come fa lei.
Quando era una ragazzina, l’oscurità non l’aveva mai infastidita; la notte era un tempo per riposarsi, per il fuoco, per il banchettare e per le canzoni, e di notte una ragazza brutta poteva trovare delle ombre in cui nascondersi, la luce del fuoco era più gentile di quella del sole. A Brienne non era mai dispiaciuta l’oscurità, ma quello era prima che la notte non finisse mai.
Il dormire è diventato un lusso dimenticato. Lei lo ruba a pezzetti e a morsi, collassando contro una merlatura in cima alle mura interne o accovacciandosi in una torretta di guardia, per un momento o due. Il giorno prima—notte prima?—lei si era addormentata con un pezzo di carne di cavallo salata ancora in bocca, e si era svegliata solamente quando si era quasi strozzata.
I nemici continuano ad arrivare. Qualsiasi cosa avesse fatto per tenerli alla larga anche solo una piccola quantità di luce del sole, quella protezione è ormai persa e adesso gli Estranei possono muoversi senza restrizioni. Gli attacchi contro le mura sono costanti e concentrati, e quando una rottura viene finalmente contenuta e messa al sicuro, un’altra posizione debole viene assaltata.
Le sembra quasi come se sia mattina, quando Brienne si sveglia improvvisamente con uno scatto, rendendosi conto di essersi addormentata in piedi, e si volta per vedere che Mya è in silenzio accanto a lei a farle da guardia. Brienne rivolge alla sua amica un esitante sorriso di scuse, ma Mya scrolla le spalle.
“Avresti fatto lo stesso per me,” Mya dice. “Si è trattato solo di pochi minuti.”
“Ti vogliono,” Hyle mormora, arrancando verso di loro lungo la cima della Porta dei Cacciatori.
“Me?” Brienne chiede, faticando a focalizzarsi sul suo viso in avvicinamento.
“Te. I comandanti. Regina. Ti vogliono nei quartieri per gli ospiti,” lui spiega, facendo una pausa per uccidere un ragno di ghiaccio che si era arrampicato sulle mura.
Lei annuisce, usando la sua sciarpa per togliersi dei piccoli pezzetti di ghiaccio dalle sopracciglia, dà fuoco a un non-morto, e poi inizia a scendere le scale che portano al cortile, appoggiandosi pesantemente contro la fredda pietra delle mura, per evitare di cadere dalla stanchezza. La camminata verso i quartieri per gli ospiti sembra incredibilmente lunga, non sente più i propri piedi, e le sue mani sono doloranti e fragili.
Riesce a sentire delle urla nel parco degli dèi, un’altra rottura nelle mura nord. Un tempo, sarebbe andata subito a unirsi al combattimento, ma adesso si limita a continuare con la propria attività. Nel cortile, lei vede delle guardie che fissano in modo nervoso la direzione verso il parco degli dèi. Tommen è in mezzo a loro, e lei prova a fargli un cenno di incoraggiamento.
All’entrata dei quartieri per gli ospiti, lei incontra Stannis e Ser Davos. Si rivolgono a vicenda degli sguardi incerti, e poi entrano dentro. Nella larga sala aperta, una dozzina di persone sono sedute intorno a un enorme tavolo: Jorah Mormont e la sua regina insieme a uno dei suoi comandanti, Jon Snow insieme a Sam e a un uomo del nord, due Bruti, Loras e Garlan Tyrell, Asha, e Daven Lannister.
Brienne si siede verso la fine del tavolo lungo, togliendosi i guanti congelati e allungando la mano verso il duro pane stantio che era stato messo lì, con un aspetto poco invitante. Lei è troppo stanca per avere fame, ma sa che non dovrebbe sprecare un momento dove potrebbe dormire, mangiare o combattere.
Tutti sembrano esausti. La maggior parte sta mormorando qualcosa a qualcuno. Brienne è concentrata nell’ingoiare il pane secco che sembra cenere nella sua bocca, quando Ser Addam si siede davanti a lei e Jaime si siede accanto a lei.
Lei non gli è stata così vicina da quando si sono incontrati al capezzale di Tyrion, il giorno prima.
Non trattarlo come uno sconosciuto, lei si dice.
Brienne lo guarda e scopre che lui la sta fissando con attenzione. Lei prova a sorridere intorno al boccone che sta masticando, sentendo il calore farsi strada sulle sue guance, sapendo che il sorriso non ha avuto effetto. Lui prende il pezzo di pane dalla sua mano e ne prende un morso, l’espressione sul suo viso le dice che nemmeno a lui piace. Lei allunga la mano per afferrare un nuovo pezzo, schivando lo sguardo di Jaime, e voltandosi dall’altra parte del tavolo, verso la regina.
“Non possiamo mantenere le difese attuali,” Daenerys inizia. “Propongo di ritirarci nel castello principale, mantenendo la sala grande e la fortezza grande. Con meno mura da tenere--”
“Abbiamo bisogno del parco degli dèi,” Jon ribatte.
Daenerys fissa Jon per un lungo momento, il suo dispiacere per l’essere stata interrotta è evidente. “Non abbiamo bisogno del parco degli dèi.”
“Invece sì,” Jon replica. “Se dovessimo perdere tutto il resto, dobbiamo mantenere il parco degli dèi.”
“Mentre tutti noi apprezziamo la vostra devozione ai vostri dèi, quello che sta dicendo sua grazia ha senso,” Ser Garlan dice a Jon.
“Possiamo tenere Grande Inverno, tutta Grande Inverno,” Stannis si mette in mezzo, la sua voce è tesa e nervosa, per l’essere rimasto zitto fino a quel punto. “Possiamo tenerla, ma dobbiamo conciliare il comando di tutte le nostre forze.”
“Sotto di te?” Mormont chiede.
Jaime si agita accanto a lei.
“Sua grazia ha ragione,” Jon dice. “Se non dovessimo trovare un modo per allontanare dalle mura un paio di uomini alla volta abbastanza a lungo da farli dormire, siamo tutti morti, e l’unico modo per farlo è un comando unito. Quanto tempo è passato, Sam?”
“Cinque giorni,” Sam risponde, “Cinque giorni dal drago di ghiaccio.”
“E’ per questo che dobbiamo ritirarci,” Mormont afferma. “Siete tutti già uniti sotto il comando di sua grazia la regina--”
Asha ride. Brienne lancia un’occhiata alla sua amica. Quali siano di preciso le alleanze di Asha è un mistero, anche se va abbastanza d’accordo con Jon e comanda un esercito di uomini sotto Stannis.
Brienne non è più certa della propria posizione. Lei è obbligata a seguire le volontà di Tyrion e supportare Daenerys, ma lei non è una sciocca. Ogni bambino nelle Terre della Tempesta veniva cresciuto e svezzato sentendo le storie dell’assedio di Capo Tempesta.
“Se qualcuno di noi dovrà avere il comando, dovrebbe essere Stannis,” Brienne dice. Ogni viso seduto al tavolo si volta verso di lei.
Daenerys la fissa.
Loras sospira e sbatte la mano sul tavolo. “Lei ha ragione.”
Brienne incontra lo sguardo di Loras. Entrambi vogliono Stannis morto, quindi nessuno potrebbe dire che stanno parlando con altre motivazioni che non siano il raziocinio.
“Spetta alla regina conferire il comando,” Mormont ribatte, gettando la cappa di Daenerys Targaryen su tutti loro. I draghi tendono a fare in modo che le discussioni vadano sempre in favore della regina, anche se nessuno lo ha mai detto ad alta voce. “Ci sono molti comandanti capaci.”
“Ci sono?” Jaime parla lentamente. “Io non ho mai dovuto tenere una fortezza sotto assedio. E tu? E qualcun altro? Snow, forse. Sono sicuro che ci ucciderebbe tutti per mantenere questo posto, ma nessuno, e nessuna cosa, hanno mai spezzato Stannis Baratheon.”
Brienne deglutisce e mantiene lo sguardo sulla regina dei draghi. I figli di Jaime resteranno dei bastardi se lui continuerà a inimicarsi quella donna.
La regina si volta verso Stannis. “Mio lord, ti verrà dato il comando delle nostre forze unite, ma dovrai consultarti con me una volta al giorno.”
Stannis è rigido dalla furia, anche se Brienne non riesce a indovinare se sia per il fatto di aver ricevuto degli ordini o per l’essere stato chiamato "mio lord".
“Grazie, mia lady,” Ser Davos dice a Daenerys, alzandosi e parlando per Stannis. Il suo re lo sta guardando male, ma non dice nulla per contraddirlo.
Daenerys annuisce e tutti insieme si mettono a strutturare un piano per far sì che gli uomini possano dormire e mangiare.
Dopo aver dato il numero degli uomini sani sotto il loro comando a Mormont, Jaime incontra lo sguardo di Brienne, Daven e Ser Addam, e tutti loro si allontanano dalla grande sala, avvicinandosi alla porta, ma si fermano prima di uscire.
“Uno di noi due dovrebbe stare sulle mura in qualsiasi momento,” Brienne dice, picchiettando l’impugnatura di Giuramento e indicando con la testa Lamento di Vedova. Lei sa che le spade danno agli uomini una certa rassicurazione, proprio come fanno i draghi.
Jaime annuisce. “Fai sapere agli uomini che possono riposarsi perché gli attacchi si sono attenuati.”
“Ma non si sono attenuati,” Brienne replica, aggrottando le sopracciglia.
“No. Ma digli che è così,” Jaime dice. “Li rincuorerà.”
La porta si apre dietro Brienne, e se avesse avuto qualche dubbio su chi sia entrato, l’espressione sul volto di Jaime le avrebbe dato la risposta. Lui oltrepassa Brienne fino ad arrivare a Cersei.
Brienne lancia uno sguardo da sopra la spalla e vede Jaime accarezzare il viso di Cersei. Lo stomaco le sprofonda, e vorrebbe conoscere un’altra via d’uscita. Ma Cersei blocca la porta.
Io l’ho conosciuto quel tocco, ma non è mio.
“Che è successo?" Jaime domanda, la sua voce è un basso boato, mentre esamina la guancia di sua sorella, che è gonfia e piena di lividi.
“Che t’importa?” Cersei sputa fuori.
Il viso di Jaime si rabbuia. “Lui ti ha--?”
Cersei si allontana di scatto dalla mano di Jaime, scuotendo la testa per deriderlo. “No. Ieri uno di quei ragni è riuscito a entrare nella fortezza grande, ed io mi trovavo lì cercando di persuadere Myrcella a venire qui, dove abbiamo delle guardie. Un qualche orribile Bruto mi ha spinta via per uccidere quel coso. Sono caduta su una panca.”
“Myrcella si sta prendendo cura dei feriti in modo davvero ammirevole,” Daven dice giovialmente.
Brienne aveva visto Myrcella insieme a Shireen quando era stata in cantina la notte prima, entrambe le ragazze stavano aiutando coi feriti.
“Lei dovrebbe stare con me,” Cersei controbatte, rivolgendo uno sguardo a suo cugino per farlo tacere. “E anche Tommen.”
Jaime scuote la testa. “Lui è uno scudiero--”
“Lui è un ragazzino,” Cersei replica.
“Ti ha chiesto il tuo aiuto?” Jaime domanda.
“No, è troppo occupato nel cercare di impressionare dei semplici soldati per pensare alla sua sicurezza,” Cersei risponde.
“Allora lascialo combattere,” Jaime dice. “E’ meglio che lui muoia con una spada in mano.”
“Muoia?” Cersei chiede. “Stiamo per morire?”
Nessuno le risponde per un lungo momento di tensione.
“Certo che no, cugina,” Daven risponde con una risata.
Cersei fissa brevemente ognuno di loro, e dopo si allontana.
Mentre escono dai quartieri per gli ospiti, Brienne si volta verso la fortezza grande, con l’intenzione di andare a controllare Pod prima di ritornare alla Porta dei Cacciatori. Jaime inizia a camminare accanto a lei.
“Dovresti andare a dormire adesso,” Jaime le dice, rivolgendo a Tommen un veloce cenno con la testa, quando lo incrociano nel cortile. “Resterò io con gli uomini.”
“Dormi prima tu. La tua ferita sembrava preoccupante,” lei replica.
“Lasciami vincere una discussione, Brienne. Almeno una volta.”
C’è qualcosa di stanco nella sua voce, qualcosa di provato e qualcosa di affaticato, un po’ del Jaime con la sua mano destra e un po' del Jaime senza la sua mano destra.
“Tu vinci sempre,” lei sussurra.
La risata di Jaime è amara, e lui le strattona il gomito, tirandola in disparte dietro un carro premuto contro la fortezza. Nel buio sembra un posto privato, anche se lei sa che possono essere visti o ascoltati.
“Per quanto a lungo questa cosa si frapporrà tra di noi?” lui chiede, la sua voce è un sussurro, la mano di Jaime le sta scivolando per il braccio fino alla sua spalla, restando attento alla ferita di Brienne. “Più a lungo di quando ti avevo interrotta nella tua tenda? Quale lasso di tempo riterrai una penitenza appropriata per il fatto che ho osato toccarti per davvero?”
“Non c’è nessuna penitenza,” lei sussurra, arrossendo. Sempre ad arrossire. “Io volevo che tu mi toccassi. È stato un momento, è finito. Tutto è come prima.”
Lui sospira. È così vicino che i loro petti quasi si toccano. Lui ha la mano sulla spalla di lei. La bacerà di nuovo? Lei vuole sentire le labbra di Jaime contro le sue, lei vuole assaporarlo, lei vuole il peso pressante di Jaime su di sé, lei vuole—
La mano di lui le scivola via dalla spalla. La stessa mano che lui ha usato per accarezzare la guancia di Cersei qualche momento prima.
“Niente è come prima, e tu non mi guardi nemmeno negli occhi,” lui replica, la sua voce è bassa e tesa, arrabbiata. Lui la sta guardando male, e lei abbassa lo sguardo. “Mi rimangerei tutto se potessi, se quello significasse che tu mi torneresti a guardare un'altra volta.”
Tutto il calore la abbandona.
“Allora non è successo,” lei sussurra, decidendo che deve essere vero. “Non parliamone più. Non è successo.”
“E questo curerà la situazione? Mi parlerai di nuovo? Mi guarderai di nuovo?”
“Sì,” lei sussurra, la sua voce è roca e flebile.
Non avrei mai dovuto toccarti, lei pensa.
“No,” lui sussurra, sporgendosi verso di lei, il suo respiro è caldo contro il collo di Brienne mentre le si avvicina, le parole di Jaime sono basse e taglienti mentre le trafiggono l’orecchio. “E’ successo. Sapevamo che sarebbe successo. Non può essere cancellato, quindi dovrai imparare a conviverci.”
Lui si volta e si allontana, entrando nella fortezza grande. Brienne prende un profondo respiro. Lei sapeva che sarebbe successo?
Ti va di scopare?
Quella cosa sembrava così semplice, ma in verità è scompigliata e trasandata, frastagliata e imprevedibile. Tu volevi più di una scopata, lei si dice, ed è per quello che tutto è andato in frantumi.
Lei forza i suoi piedi a portarla dentro, verso la cantina, verso Pod. Che sciocca che è a preoccuparsi di essersi portata un uomo a letto, quando il mondo sta andando a rotoli e gli uomini stanno morendo.
Quando raggiunge Pod, lui è rannicchiato di lato, e lei ha paura a toccarlo.
“Mia lady,” Shireen Baratheon le dice, è di fianco a lei, “la febbre gli è passata durante la notte, ma prova ancora molto dolore. Forse non dovresti svegliarlo.”
Un sospiro fuoriesce dalla gola di Brienne, quasi strozzandola, e lei abbassa lo sguardo sulla ragazza, cercando di asciugare la lacrima che le è scivolata dall’angolo di un occhio.
“Grazie,” Brienne replica. “Quando si sveglierà, gli dirai che ho vegliato su di lui?”
“Certamente,” Shireen risponde, il lato del suo viso disfigurato dalla pietra fa apparire cupa la sua espressione, anche se il tono della sua voce non lo è.
Brienne si volta per andarsene, ma vede Jaime dall’altra parte della stanza, parlando con Myrcella. Lui tiene in mano una daga, e lei può vedere che sta tentando di mostrare a sua figlia come usarla, anche se la ragazza sembra scettica. Lui alza lo sguardo e si accorge che lei lo sta guardando. Lei resta del tutto immobile e ricambia quello sguardo come se da quello dipendesse la sua vita.
Riesco a guardarti negli occhi. È successo, ma riesco lo stesso a guardarti negli occhi.
Jaime quasi le sorride, e poi si volta di nuovo verso Myrcella.
Lei va verso le mura ovest, e informa Mya e Hyle sul nuovo piano. Daven arriva per sostituirla, e lei e Mya iniziano a tornare verso la fortezza grande, quando sentono il trambusto.
Quando finalmente raggiungono la forgia, è tutto finito. Tre Bruti giacciono morti sul terreno ghiacciato, mentre Arya Stark si piega per pulire la sua spada corta sopra le pellicce di uno dei cadaveri. Gendry è in piedi accanto a lei, con in mano il suo martello da fabbro, ma Brienne non ci vede sopra del sangue.
“Che è successo?” Jon Snow domanda, avvicinandosi dalla direzione del parco degli dèi.
“Hanno provato a rubarla,” Gendry risponde, indicando Arya, che sta riponendo la propria spada nel fodero.
“Cosa, tre di loro?” Jon chiede, chinandosi per esaminare uno degli uomini morti. “Questi non fanno parte del popolo libero.”
Brienne e Mya si muovono verso uno dei cadaveri.
“E chi sono?” Mya chiede.
“Non lo so,” Jon risponde, rialzandosi, per poi voltarsi verso Arya. “Che è successo esattamente?”
“Mi hanno assaltata da dietro,” Arya spiega, e dopo indica uno di loro, “quello lì aveva una daga e ha cercato di tagliarmi la gola, mentre gli altri due provavano a tenermi ferma.”
È chiaro che il piano d’attacco dei Bruti sia stato un totale fallimento, ma Jon scuote la testa.
“Quelli del popolo libero ti ruberebbero, non ti ammazzerebbero,” Jon dice. “Questi non sono parte del popolo libero, però, io li conosco tutti di vista.”
Brienne lancia un’occhiata a Gendry, quasi spaventata da ciò che potrebbe trovare.
“Quell’assassina di una cagna Lannister,” Gendry ringhia.
Brienne alza una mano per calmarlo, anche se anche il suo sangue adesso si è raggelato. “Tu non sai--”
“Non lo so?” Gendry le abbaia contro. “Non lo sai?”
Brienne getta un’occhiata a Jon per vedere come sta reagendo alle accuse di Gendry, ma Jon sta fissando Arya.
Arya sta sorridendo in modo ampio.
“Chiunque sia stato, sono stati furbi,” Jon parla. “Ma se riuscissimo a scoprire a chi appartenevano questi uomini, potremmo indovinare più facilmente chi li ha mandati.”
“Questi non sono miei uomini,” Brienne dice. “Non sono uomini Lannister.”
“Quello non prova niente,” Gendry ribatte.
“Dobbiamo essere sicuri di chi sia stato,” Jon parla, il suo tono è placante, i suoi occhi restano fermamente su Arya.
Arya rivolge il suo sorriso al fratello. “Lascia fare a me.”
“No,” Jon replica.
Arya fa spallucce. E si allontana.
“Jon.” Brienne si volta verso di lui e deglutisce. “La regina lo saprà. Se dovesse succedere qualcosa a Cersei...”
“Lo so,” Jon replica, la sua mano continua a flettersi e a distendersi, il suo sguardo è fisso sulla schiena di Arya, mentre lei cammina via. “Lo so.”
“Lascia che la regina lo sappia,” Gendry dice. “Se non fosse una donna, la ucciderei io stesso, quella Lannister--”
“Quella Lannister...cosa?” Jaime interrompe, arrivando da dietro Brienne e Mya.
“Tua sorella ha appena cercato di far uccidere Arya,” Gendry spiega, facendo un mezzo passo verso Jaime.
“Davvero?” Jaime chiede, c’è una risata nella sua voce. “E’ quella la storia dei vostri assassini?”
Jon indica i cadaveri sul terreno. “Non raccontano nessuna storia.”
“Bruti--”
“Non sono parte del popolo libero, ma sono vestiti come loro, e hanno cercato di ucciderla,” Jon controbatte.
Jaime scrolla le spalle. “Potrebbe essere stato chiunque. Tu hai dei nemici, lei ha dei nemici, suo padre aveva dei nemici.”
Jon fa spallucce, ma fissa intensamente Jaime.
“Devi fermarla,” Jaime dice, la sua compostezza gli sfugge leggermente. “Gettala nei sotterranei--”
“Forse tua sorella dovrebbe andare nei sotterranei. Forse lei sarebbe più al sicuro lì,” Jon replica.
Jaime fissa Jon per un lungo istante, per poi allontanarsi a passo svelto verso i quartieri per gli ospiti. Brienne lo segue.
“Stavo per andare a dormire,” lei gli dice. “Posso tenerla d’occhio fino a quando non dovrò tornare sulle mura.”
Jaime le lancia un’occhiata. “Va’ a letto. Te la porterò io.”
Lei inizia a muoversi verso la fortezza grande.
“Brienne?”
Lei si volta di nuovo verso di lui, stando attenta a incontrare il suo sguardo.
“Grazie,” lui conclude.
Facendogli un veloce cenno con la testa, lei si incammina di nuovo, entrando nella fortezza e salendo i gradini verso la sua stanza, togliendosi velocemente di dosso gli indumenti di cuoio. Sarebbe un crimine sprecare un momento di riposo.
Nessuno era entrato nella stanza dall’arrivo del drago di ghiaccio. Brienne si stende sopra il lenzuolo su cui Jaime l’aveva presa, le coperte sono ancora disordinate e tutte storte.
Il sonno sta già prendendo possesso di lei, con dei ricordi intermittenti del viso di Jaime che incombeva su di lei mentre il suo uccello le toglieva tutto il fiato, quando la porta si apre e Jaime entra in camera, con Cersei e Pia al seguito.
“Sbarrate la porta dopo che sarò uscito,” Jaime dice loro, “e fate silenzio, lei ha bisogno di dormire.”
L’ultima cosa che Brienne si ricorda è Jaime che scompare fuori dalla porta.
Le sembra che siano passati pochi minuti, ma devono essere passate delle ore, quando Brienne riapre di nuovo gli occhi. Cersei è accanto a una finestra, osservando la notte, e Pia si sta affaccendando, rifacendo il letto di Cersei, quando lei nota Brienne muoversi.
“Oh, milady, vuoi che ti porti qualcosa?”
“No, ti ringrazio, Pia,” Brienne risponde, costringendosi a sedersi.
Pia le porta un bicchiere d’acqua, ma quasi lo fa cadere quando si abbassa per recuperare una piccola pila di tessuto gettata per metà sotto il letto.
“Oh, milady,” Pia sospira, “il tuo bel vestito.”
Brienne spalanca gli occhi mentre Pia scuote quell’affare. Lei allunga la mano e lo afferra, portandolo via alla servetta.
“È rovinato,” Brienne le fa sapere.
“È strappato, milady,” Pia replica, cercando di afferrarlo di nuovo. “Il corpetto è stracciato, ma forse potrei aggiustarlo. Ma com’è potuto succedere, milady?”
“L’ho fatto io,” Brienne risponde, tenendo il vestito lontano da Pia.
“Quella è una macchia di sangue?” Pia domanda.
Cersei dà un’occhiata da sopra la spalla, dal suo posto vicino alla finestra, rimanendo sconvolta dalla condizione del vestito.
“Lascia stare,” Brienne dice a Pia in modo fermo. “Odiavo il vestito.”
Cersei sta fissando Brienne. “Ci sono donne che si strapperebbero il loro vestito all’altezza del seno, ma tu non sei una di loro.”
“Tu non hai mai saputo che tipo di donna sono,” Brienne ribatte, alzandosi e raccogliendo i suoi indumenti di cuoio. “Pia, fai arrivare un messaggio a Jaime. Digli che sto tornando sulle mura e che qualcuno deve essere mandato per fare la guardia a Lady Cersei.”
“Ci sono delle guardie fuori la porta, milady,” Pia replica.
“Per favore, Pia, manda il messaggio,” Brienne dice.
Pia annuisce e scivola fuori dalla porta.
“Che è successo a quel vestito?” Cersei chiede, ogni artificio e ogni certezza sono assenti dal suo tono di voce per la prima volta da quando Brienne l’ha conosciuta.
“Che è successo ad Arya Stark?” Brienne domanda, mettendosi uno stivale.
“Il Khal avrebbe potuto stracciarti il vestito, ma è febbricitante e privo di sensi nei quartieri per gli ospiti.”
“Se dovessi scoprire che dietro quell’attacco c’è il tuo zampino, mi farò da parte e la guarderò ucciderti.”
“Perché improvvisamente mi vuoi morta?”
“Non ti voglio morta, ma voglio credere di non star proteggendo un mostro,” Brienne dice, infilandosi il secondo stivale.
Cersei torna a guardare fuori dalla finestra.
“Chi ti ha strappato il vestito, Non Più Vergine di Tarth? Hyle mi sembra improbabile, la bastarda di Robert non è una lady, ma è una regina d’amore e di bellezza in confronto a te.”
Brienne arrossisce mentre si mette addosso il mantello. Discutere con Cersei è come discutere con Jaime: futile e pericoloso. Avrebbe dovuto bruciarlo quel vestito.
A quel punto, Jaime entra nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
“Nessuno rivendica quegli uomini,” lui fa sapere.
“Devo andare,” Brienne dice, voltandosi di nuovo verso il letto per recuperare il vestito, tenendolo strettamente accartocciato in mano.
Jaime passa lo sguardo da Brienne a Cersei. “C’è qualcosa che non va?”
“C’è qualcosa che non va?” Cersei chiede, senza spostarsi da dove sta guardando fuori dalla finestra. “Sembra che la tua giumenta abbia lasciato entrare un qualche uomo in mezzo alle sue cosce; il tipo di uomo che strapperebbe un vestito dalla fretta.”
Jaime studia il viso di Brienne, osserva il vestito che ha in mano, fa una smorfia.
“La donna più onorevole di Westeros? Lei sbudellerebbe un uomo se provasse anche solo a baciarle la mano,” Jaime replica, la sua voce è piena di una risata spensierata, il suo tono è completamente separato dall’espressione sul suo viso.
Cersei si volta via dalla finestra, il suo viso è più composto adesso. “Suppongo che suoni davvero assurdo.”
“Perdona gli scherzi crudeli di mia sorella, Brienne, lei ha passato troppo tempo a corte.” Ora che Cersei sta guardando, il viso di Jaime è beffardo, derisorio.
“Scusatemi,” Brienne dice, oltrepassando Jaime.
“Grazie, Brienne,” Jaime conclude, girandosi per guardarla da sopra una spalla.
Lei non lo guarda, ma annuisce ed esce dalla porta, correndo giù verso la cantina per vedere Pod, prima di dover andare fuori dalla fortezza.
Il ragazzo è sveglio, ma prova molto dolore.
“Riposa,” lei gli dice. “Ho bisogno che torni sulle mura.”
“Sì, s-ser,” lui replica, la sua voce incrinata le fa rendere conto che ormai lui è a malapena ancora un ragazzino.
Lei gli sorride, e poi se ne va, fermandosi davanti alla porta di Tyrion prima di continuare a uscire dalla cantina. Le sue nocche quasi si rifiutano di bussare contro il legno, ma lei si fa forza e si costringe a farlo. Se Tyrion ha indovinato quello che era successo tra lei e Jaime, di certo Jaime l’avrebbe avvertita.
La voce ovattata di Tyrion le arriva attraverso la porta, e Brienne presume che sia un invito a entrare. Mentre si abbassa per entrare dalla porta, lei vede Daenerys Targaryen seduta a fianco di Tyrion.
“Non volevo disturbare,” Brienne dice.
“Non dire sciocchezze, ti prego unisciti a noi, mia lady,” la regina dei draghi replica. “Quello è il tuo vestito?”
Brienne abbassa lo sguardo sul dimenticato mucchio di tessuto argentato che ha in mano, e lo stringe ancora più forte, sperando che il sangue non sia visibile.
“Sì. Avevo dimenticato di ringraziarti, vostra grazia, per...il vestito,” Brienne afferma, arrossendo per il proprio imbarazzo, la prova della perdita della sua verginità è serrata nella sua mano.
Tyrion sta sorridendo un sorriso consapevole, anche se il suo colorito è peggiorato dall’ultima volta che lei lo ha visto. “Ah sì, vostra grazia, Lady Brienne aveva parlato in modo molto enfatico del vestito durante il matrimonio.”
Un piccolo sorriso varca il viso della regina, anche se lei continua a fissare con perplessità il modo in cui il vestito è stretto nella mano di Brienne. “Sono così felice che ti sia piaciuto, mia lady. Ero angosciata dalla scortesia del Khal nei tuoi confronti.”
La donna aveva davvero inteso quel coso come atto di gentilezza? Tyrion aveva detto che era così, ma lei non ci aveva creduto.
Prima che Brienne possa trovare una risposta, Tyrion salva la conversazione.
“Bè, Jaime si è assicurato che il Khal non sarà più scortese d’ora in poi,” lui dichiara.
“Sì,” la regina replica. “Se ne è assicurato.”
“Mio fratello si è sempre immaginato come un salvatore di fanciulle vergini,” Tyrion spiega, rivolgendo a Brienne una lunga occhiata. “D’altronde lui e questa vergine in particolare si sono salvati a vicenda un paio di volte.”
Un altro riferimento ad Harrenhal, o a qualcos’altro? Il rossore di Brienne peggiora, a prescindere.
“Volevo sapere se tu intendessi parlare con me riguardo il comando di Stannis, mio lord,” Brienne fa sapere, sperando di porre fine alla conversazione e andare via.
“No, lascerò tutto nelle tue mani,” Tyrion replica.
Brienne annuisce, mormorando un saluto di commiato, e uscendo fuori dalla stanza. Ha già salito i gradini della cantina ed è quasi arrivata alla porta della fortezza grande, quando sente Daenerys Targaryen chiamare il suo nome. Con riluttanza, lei si ferma e si volta per guardare Daenerys camminare verso di lei, con un Dothraki ad ogni lato.
“Mia lady, mi chiedevo se potessimo parlare,” la regina inizia.
Le si torcono le viscere, ma Brienne annuisce in assenso, seguendo Daenerys fino ai quartieri degli ospiti, e poi dentro la stessa camera da letto della regina.
Brienne si muove verso una finestra che si affaccia sul parco degli dèi, ci sono dei falò di Bruti visibili qua e là attraverso sia i verdi pini e sia attraverso gli alberi dai rami spogli. In lontananza, lei può vedere le torce degli uomini che pattugliano le mura nord.
“Mia lady,” Daenerys inizia, “Vorrei parlarti di Jaime Lannister.”
Deve sforzarsi per non grugnire ad alta voce. Durante l’ultima ora, ha dovuto schivare i sospetti del fratello e della sorella di Jaime, mentre teneva in mano la prova che—sì—lei se l’era scopato. E adesso anche la regina vuole farle delle domande.
Lei vorrebbe poterlo semplicemente dire, crudamente, senza mezzi termini. Lei vorrebbe uscire fuori nel cortile per gridarlo, così che non ci sia più nulla da nascondere.
Sì! Me lo sono scopato! Mi sono azzardata! Abbiamo scopato, e non è stato niente di più.
Lui non la ringrazierebbe per quello, però. L’espressione sul suo viso quando aveva visto il vestito in mano sua, il modo attento in cui aveva allontanato Cersei dalla verità. Lui non vuole che lei lo sappia, e tu sai perché, non è così, ragazza sciocca?
“Cosa vorresti sapere, vostra grazia? Lui detiene la mia lealtà e non farò nulla che possa nuocergli,” lei dichiara, il suo tono è probabilmente troppo brusco per qualcuno che si sta rivolgendo a una regina.
“So che lui detiene la tua lealtà. So che tu detieni la sua. Credo che quello parli bene di lui,” la regina replica.
Brienne si volta di colpo verso Daenerys. “Credi che quello parli bene di lui?”
Daenerys annuisce. “So che non mi hai fatto giuramento di fedeltà, deponendomi Tarth, mia lady, che non mi hai accettata come tua regina, malgrado quello di cui Tyrion ha cercato di convincermi. Ma vedo perché si dice che sei una donna con un grande onore, vedo perché la tua persona viene ammirata, vedo perché i pettegolezzi disdicevoli sul tuo conto tendono a non essere creduti.”
Un’immagine del devastato viso morto di Catelyn Tully riaffiora nella mente di Brienne. “Non mi sono comportata sempre con onore.”
“E chi può dire di averlo sempre fatto?” Daenerys chiede, un piccolo sorriso le svolazza sulle labbra. “Ser Barristan Selmy mi ha insegnato tante cose di quella verità--oh, non preoccuparti, non sei tu la colpevole della sua morte, sono io, e non te ne faccio una colpa.”
Brienne deglutisce pesantemente. Questa è una conversazione sorprendente. “Barristan Selmy pensava ben poco di Jaime. Proprio come te, vostra grazia, se ricordo bene.”
“Posso chiedere la tua discrezione per questa conversazione, mia lady?” Daenerys domanda. “La tua parola sarà sufficiente.”
“Ti do la mia parola che qualsiasi cosa tu mi dica rimarrà tra noi,” Brienne risponde.
“Ho bisogno di un marito,” Daenerys spiega. “Un uomo di Westeros.”
Il cuore di Brienne quasi smette di battere. “Il principe Trystane, Willas Tyrell, qualsiasi dei Greyjoy...Tyrion!”
Daenerys le rivolge una piccola risata. “Tyrion è già sposato, e la sua alleanza con gli Stark mi compiace, anche se lui desidera un annullamento. Mi sono recentemente scontrata in battaglia contro i Martell e i Tyrell, e sposare i capi delle loro casate farebbe supporre alle altre grandi casate che abbiano dell’influenza ingiustificata. E non sarei mai così stupida da sposare un Greyjoy.”
“Jaime è odiato in ogni parte dei Sette Regni, vostra grazia. I Lannister sono odiati. Lui ha reso il re cornuto e ha messo i suoi stessi figli sul trono. Ha ucciso tuo padre, potresti pensare che quello lo abbia reso un eroe della ribellione, ma lui viene disprezzato per averlo fatto. Sterminatore di Re non è il nome di un eroe--”
“Quello è tutto vero,” Daenerys la interrompe, sorridendo di nuovo. “Vorrei che tu avessi conosciuto il mio ultimo marito.”
Si dice che il suo drago abbia bruciato e mangiato il suo ultimo marito, è successo in un qualche posto chiamato Meereen.
“Jaime non possiede titoli, né terre--”
“Eppure, quando chiamo un concilio di guerra, lui siede lì e nessun uomo dice che non dovrebbe essere incluso. È circondato dai suoi nemici giurati, uomini che domandavano a gran voce il suo sangue, eppure lui non ha paura e loro non lo uccidono; loro combattono insieme a lui, addirittura lo ascoltano.”
Adesso la regina è in piedi accanto a lei vicino alla finestra, guardando l’orizzonte nella notte. Lei vuole Jaime, Brienne pensa, e ignorerà qualsiasi ragione per fare di lui la sua scelta.
“Sarebbe uno sbaglio, vostra grazia,” Brienne sussurra.
“Cersei. Sì, è per questo che devo parlarne con te. Tyrion è...di parte. Lui odia sua sorella e crede che anche suo fratello abbia iniziato a provare lo stesso sentimento, ma vedo che Jaime la protegge, la tiene vicino a sé. Hanno dei figli insieme, anche se riesco a vedere che loro non lo considerano come un padre.”
“Lui non sarà mai libero da lei,” Brienne dice, dando voce ai pensieri che non vuole affrontare, sapendo di star tradendo un po' della fiducia di Jaime parlandone. “Non credo che prenderà di nuovo parte a un adulterio, ma la presa che lei ha su di lui è indissolubile. Lui dovrà sempre essere sicuro che lei sia sana e salva, la desidererà sempre, la amerà sempre. Per Jaime, lei verrà sempre prima di chiunque altro.”
“Non ho bisogno del suo cuore,” la regina ribatte. “Solo della sua lealtà.”
Lui ha condiviso il letto con una donna soltanto, lei quasi dice.
Brienne deglutisce. Abbassa lo sguardo sul vestito che ha in mano.
“Dovresti parlare con lui, vostra grazia,” Brienne afferma, stanca di tutto, domandandosi perché avesse mai pensato di toccarlo.
“Lo so che sei innamorata di lui, mia lady,” Daenerys dice. “A modo suo, credo che anche lui sia molto affezionato a te. Lui ti ascolta, combatte insieme a te, prende ordini da te. È questo, più di ogni altra cosa, che mi fa pensare che sarebbe un buon consorte. Nemmeno Tyrion può contestare questo, anche se Tyrion aveva espresso delle speranze che Jaime ti avesse presa come amante, prima...”
“Prima di avermi vista,” Brienne finisce al posto suo, sentendo l’onnipresente calore darle fuoco alle guance.
“Sì,” Daenerys ammette a malincuore. “Ti arrabbieresti se io te lo portassi via?”
“Jaime non è mio, vostra grazia. Non è mai stato mio. Ma faresti meglio a parlarne con lui. Non spetta a me parlare a nome suo, ho già detto più di quanto dovessi.”
Brienne inizia a voltarsi via, ma Daenerys le tocca il braccio. “Spero di non averti turbata, mia lady. Nessuno dubita della tua lealtà. Io spero...spero che potremo essere amiche.”
Brienne annuisce, ha paura a parlare. Lei esce fuori dalla porta, scende la scalinata che porta al cortile desiderando combattere, per stare in mezzo ai suoi uomini. Tutti loro stanno combattendo per le loro vite, e le futili questioni riguardo alleanze matrimoniali e amanti non potrebbero che essere la cosa meno importante. O almeno è quello che si dice.
C’è un falò di non-morti accanto al canile, e lei ci getta dentro il vestito, decidendo di non pensarci più.
In cima alla Porta dei Cacciatori, lei vede che Stannis ha fatto distanziare ancora di più le sentinelle, mantenendo delle piccole forze nelle torrette di guardia dove possono riscaldarsi un po' e riposare. Ciò fa in modo che il compito delle sentinelle sia più stancante, ma gli uomini si danno il cambio spesso. È una buona strategia, e vorrebbe averla applicata lei stessa. Brienne manda Mya e Hunt a dormire, mentre lei e Ser Daven iniziano il loro percorso lungo le mura ovest.
“Devo dire, mia lady,” Daven dice, “Non ho mai pensato che mi sarei trovato sotto il comando di Stannis Baratheon.”
“Nemmeno io. E non ho mai nemmeno pensato che mi sarei ritrovata in delle giornate del genere, giorni che non sono giorni.”
Daven ride. “E’ proprio vero.”
Brienne si concentra nel suo incarico, sui propri uomini, mantenendo la sua sezione di mura, e prova a non pensare a Jaime o Cersei o alla regina dei draghi.
Tre giorni dopo, c’è un assalto concentrato sulle mura nord del parco degli dèi. È la prima breccia da quando Stannis aveva preso il comando, ma l’attacco viene respinto velocemente, anche se ci sono altri attacchi piccoli concentrati lungo tutte le mura. Quando Brienne trova Jaime nella torretta di guardia nell’angolo nord-ovest delle mura, lui dice, “Hanno solo testato le mura per trovare dei punti deboli durante quella breccia.”
“E’ in arrivo un altro grande attacco?” lei chiede, conoscendo la risposta.
Lui scrolla le spalle. “E che altro?”
Lei sta per lasciarlo e andarsene a quel punto, per tornare alla Porta dei Cacciatori, quando si volta di nuovo verso di lui; non hanno avuto un momento da soli da quando i sospetti di sua sorella erano stati destati. “Cersei?”
Lui le rivolge un lungo sguardo esaminatore, e poi sospira. “È paranoica, ma mi ha creduto.”
“Bene,” Brienne mormora. “È ben protetta?”
“Mormont le ha dato due guardie che la seguono ovunque.”
“Quello deve essere un sollievo,” Brienne conclude, per poi andare via senza attendere una risposta.
I giorni passano uno dopo l’altro, e nonostante il fatto che è in grado di dormire tre o quattro ore al giorno, la stanchezza e la tediosità di tutto ciò sembra stabilirsi su Brienne come una pietra, rendendo ogni nuovo giorno più stancante del precedente. Lei vede Jaime solamente una volta o due al giorno per una settimana, e non sono mai da soli.
Brienne si sveglia una notte, provando la strana sensazione di star cadendo.
“Attenta,” Gendry esclama, strattonandole la spalla e tirandola indietro, visto che si era addormentata in piedi ed era quasi caduta dalle mura del parco degli dèi.
“Scusami,” lei borbotta, scuotendosi, imbarazzata. Lei non è l’unica ad addormentarsi in piedi, e non è nemmeno stata la prima volta, ma lei dovrebbe essere la comandante e dovrebbe essere superiore a certe cose.
“Vieni, è il nostro turno di andare a mangiare e dormire, comunque,” Gendry dice, incamminandosi verso le scale che portano al cortile, e aspettando che Brienne lo segua dopo che lei ha parlato con Hyle. La fetida puzza del pasto di quella notte la accoglie ancora prima che loro entrino nella fortezza grande. Mangiano il putrido stufato in silenzio, Brienne prova a non addormentarsi nel bel mezzo di un boccone.
Arya si unisce a loro e Gendry fissa in modo severo la ragazza per parecchi minuti, fino a quandi Arya non lo fissa di rimando, rivolgendogli un sorriso beffardo.
“Dove sei stata?” Gendry chiede.
Arya fa spallucce. “A combattere.”
“Dove? Sotto quale comando?” Gendry domanda.
“Sotto il mio comando,” Arya lo deride. “Io vado dove c’è da combattere e combatto. Quando il combattimento termina, vado nel prossimo posto dove c’è da combattere.”
“Quindi rischi costantemente di morire perché sei costantemente a combattere?” Gendry chiede, arrabbiato.
Arya scrolla le spalle. “Io so combattere.”
“E sai come morire?”
“Sì,” Arya risponde accigliata, guardandolo male. “E tu?”
“A te che importa?” lui chiede.
“Non mi importa,” Arya replica, saltando dal tavolo e scivolando via.
“Che c’è?” Gendry domanda a Brienne quando la becca a fissarlo.
Lei scrolla le spalle e torna a inghiottire l’orrenda brodaglia, domandandosi a cosa ha appena assistito.
“Jon!”
Brienne alza lo sguardo e vede Sansa che corre per la sala, nel modo più veloce che la sua gravidanza le consente, con Sandor Clegane che si muove pesantemente dietro di lei. Jon si precipita verso di lei. Brienne si alza, forzando giù per la gola il boccone disgustoso che aveva ancora in bocca, mentre si incammina verso di loro, Gendry la segue.
“Rickon si è appena svegliato da un sogno di lupo,” Sansa inizia, cercando di riprendere fiato. “Si tratta di Cagnaccio, Bran sta parlando con Cagnaccio, Rickon lo ha visto. Ad ovest, Bran ha detto a Cagnaccio.”
È come ascoltare delle persone parlare in una lingua straniera.
“Quanto è distante?” Jon chiede, mettendosi i guanti.
“Non l’ha detto,” Sansa risponde, “ma se stava parlando con Cagnaccio, è probabile che lui intendesse—”
“Sì,” Jon la interrompe, “hai ragione, sono vicini.”
“Mia lady,” Jon dice, voltandosi verso Brienne, “una volta mi avevi offerto la tua spada. Ne ho bisogno. Dobbiamo andare oltre le mura.”
Bran, hanno detto. Il figlio storpio di Lady Catelyn, morto da tempo. Ma avevano detto che anche Rickon era morto.
“La mia spada è tua,” lei replica, la sua fatica svanisce grazie alla flebile paura all’idea di avventurarsi oltre le mura.
“Verrò anch'io,” Gendry dice accanto a lei.
Jon annuisce verso di lui. “Prima dovrò andare a chiedere i draghi.”
Brienne e Gendry seguono Jon verso i quartieri per gli ospiti, dove lui chiede un’udienza con la regina. Quando la regina scende nella sala principale appare evidente che prima stava dormendo. I draghi tengono le grandi orde di non-morti lontane dalle mura, il che significa che la regina viene richiamata a tutte le ore del giorno e della notte, e si dice che lei cavalchi spesso lontano, alla ricerca del drago disperso di Tyrion. La mancanza di sonno sta iniziando a farsi vedere su Daenerys Targaryen, dall’ultima volta che Brienne le aveva parlato, proprio come ha iniziato a farsi vedere su tutti loro. Ci sono dei leggeri lividi sotto gli occhi della regina, e ha un aspetto emaciato.
“Vostra grazia, ho bisogno del tuo aiuto,” Jon dice, “mio fratello si sta avvicinando da ovest. Devo far uscire un gruppo di uomini per andare a recuperarlo. Ti offriresti di proteggerci coi tuoi draghi?”
“Sono visibili dalle mura?” la regina chiede.
“No, sono più lontani, credo.”
“Allora come sai che si stanno avvicinando?”
Jon incrocia le braccia, la mano gli si apre e gli si richiude contro il braccio. “Lo so e basta.”
“Quella non è una risposta,” la regina replica.
“Non mi crederesti se te lo dicessi.”
“Tu sei un mio parente, Jon Snow, potresti essere sorpreso da ciò che credo.”
“Un sogno. Un sogno di lupo,” Jon spiega.
“Ti aiuterò,” la regina afferma. “Quante persone devono essere recuperate?”
“Credo che ne restino sette,” Jon risponde.
La regina annuisce e lascia la stanza per andare a vestirsi. Ritornano nel cortile, dove trenta o quaranta uomini stanno vagando, aspettando loro.
“Che significa tutto questo?” Stannis chiede, avvicinandosi a passo svelto, Ser Davos è al suo fianco.
“Andiamo a prendere mio fratello,” Jon risponde.
“Aprire le porte è una follia,” Stannis dice.
“Andremo oltre le mura,” Jon replica.
“Rischieresti quaranta uomini per salvare un singolo ragazzino?” Stannis domanda.
“Sì.”
“Non posso permetterlo,” Stannis dichiara.
“Ci andremo, vostra grazia,” Jon conclude, voltando le spalle a Stannis.
“Non lo dimenticherò, Snow.”
Jon ignora Stannis e continua a camminare. Brienne lo segue più veloce che può.
Alla breccia accanto alla Porta dei Cacciatori, loro dirigono gli uomini oltre le mura, mentre Brienne spiega velocemente ad Hyle quello che stanno per fare.
“Sei matta,” Hyle le sussurra.
“Sì,” lei dice, iniziando ad uscire dalle mura, mentre un drago vola in cerchio sopra le loro teste.
Si imbattono in un paio di non-morti e in un paio di ragni, ma c’è un attacco più grosso verso le mura ad est, e Brienne sa che sono fortunati nel riuscire ad allontanarsi così facilmente. È probabile che il loro ritorno venga accolto dagli Estranei.
Nei boschi c’è un lupo che ulula, e poi un altro, e poi un altro ancora. Brienne sente un brivido inquietante mentre sorpassa l’albero che aveva tagliato con Giuramento. Lei fa fatica a restare al passo col gruppo di uomini, che si affrettano nella neve, ed è grata che le sue lunghe falcate aiutino ad allentare la lentezza della sua gamba zoppicante. Ma se dovessero trovarsi nella situazione di dover correre a perdifiato, lei sarebbe inutile, visto che è rimasta indietro rispetto agli altri.
“Per i sette inferi, che cosa credi di fare?”
Brienne si volta trovando Jaime inspiegabilmente dietro di lei, il suo viso ricoperto di barba è pieno di rabbia.
“Che ci fai qui?”
“Ti sto seguendo, grandissima idiota; lenta come sei, ti avrei potuto raggiungere anche gattonando. Che cosa pensi di fare, andando in una missione di salvataggio a piedi?”
Lei lo ignora e cerca di continuare a restare al passo con gli uomini, ma il momento di conversazione le è costato parecchio, e tutti loro sono molto più avanti di lei adesso, anche se riesce ancora a sentirli.
“Va’ avanti,” lei dice, rendendosi conto che lui ha rallentato il passo insieme a lei per restarle vicino, camminando spalla a spalla con lei attraverso i cumuli di neve. “Vi raggiungerò.”
“Pensi che io sia qui per loro?” lui chiede, indicando il gruppo davanti.
Lei sente un rumore e sguaina Giuramento, aspettandosi un non-morto. Jaime sfodera Lamento di Vedova, in un istante loro due sono schiena contro schiena.
Ci sono delle figure nella neve, ma il suono non è quello di un non-morto, si tratta di un ringhio. Guardando da sopra la spalla, lei vede che tre di loro si stanno stringendo intorno a Jaime. Uno di loro si sta lentamente avvicinando a lei. Un lupo grigio, lei vede.
“Riesci ad arrampicarti?” Jaime chiede piano.
Lei getta uno sguardo all’albero più vicino, alla sua sinistra. Il ramo più basso è fuori dall’estensione delle sue mani. Lei non può saltare e non riesce a stringere nulla con la mano sinistra.
“No,” Brienne risponde onestamente. “Potrei spingere te, tu potresti tirarmi su.”
Anche se ci fosse tempo, probabilmente lui non ci sarebbe riuscito; Brienne pesa più di lui.
Jaime ride. “Lupi. Perfetto.”
Le fiamme delle loro spade stanno tenendo le creature alla larga, ma a stento. Più si avvicinano, più il loro ringhiare si fa forte, e più sembrano grossi. Sono della stessa grandezza dei pony. E sembra quasi come se volessero Jaime.
“Metalupi,” Jaime si corregge. “I dannati metalupi degli Stark.”
Avrebbero potuto combatterne uno ciascuno, forse tre combattendo insieme, ma quattro?
“Proteggiti il collo,” lui sussurra, “il cuoio aiuterà. Questi tre attaccheranno prima me. Uccidi il tuo e sbarazzati degli altri quando sono su di me. Riuscirò a farne fuori almeno uno.”
“Jaime,” lei sussurra, il terrore striscia lungo la sua spina dorsale per la finalità delle parole di Jaime. “Perché sei venuto?”
Lui ride ancora e il lupo nero si scaglia contro di lui.
“Cagnaccio!”
Il lupo ringhia, alzando una zampa contro Jaime, facendolo cadere contro la schiena di Brienne, ma è tutto lì. Il lupo nero indietreggia, proprio come fanno gli altri.
È stata Arya a salvarli. Un respiro irregolare fuoriesce da Brienne, mentre la ragazza Stark si inginocchia e abbraccia il lupo grigio di fronte a sé, e dopo la ragazza si rialza, e Brienne crede di aver visto Arya asciugarsi una lacrima, prima che lei cammini verso di loro.
“Avrei dovuto lasciarglielo fare,” Arya dice a Jaime.
“Sono sorpreso che tu non l’abbia fatto,” Jaime ribatte, rilassandosi un po', anche se non rinfodera Lamento di Vedova.
“Ti ringrazio, mia lady,” Brienne dice.
Arya annuisce verso Brienne, e poi guarda di nuovo Jaime. “Lei, mi piace.”
“Lo so,” Jaime replica con una risata.
“Spettro!”
Brienne alza lo sguardo e vede Jon venire accolto da un lupo bianco, gli altri due grigi e quello nero gli camminano intorno.
“Sbrigatevi,” Gendry parla, mentre il resto degli uomini iniziano ad emergere dagli alberi. “Estranei.”
Brienne vede i nuovi membri della spedizione. Un uomo più alto di lei con un ragazzino allacciato alla schiena, un altro uomo molto più basso e che ha più o meno l’età di Jaime, una fanciulla, un giovane uomo, e un uomo più vecchio. E dopo, lei ne vede un altro, un vecchio uomo a pezzi e dai capelli bianchi.
Mentre si avvicinano a Grande Inverno, non-morti, ragni ed Estranei iniziano ad apparire. E nel tempo che impiegano ad avvicinarsi allo spiazzo sotto le mura, ogni passo diventa una battaglia. Daenerys si avventa sui nemici e libera un passaggio alla loro destra, e presto la maggior parte del gruppo inizia a risalire sulle mura. Brienne resta indietro, aspettando di essere l’ultima così da non doversi trovare davanti a qualcuno che potrebbe muoversi più velocemente senza averla tra i piedi. Jaime è al suo fianco, lei lo sa, mentre iniziano a risalire di schiena lungo la zona ripida nelle mura ovest.
Daenerys piomba di nuovo sui nemici e il suo drago sputa fuoco a pochi passi da loro, il calore li fa restare senza fiato. Entrambi devono fermarsi per respirare, e appena iniziano a risalire le mura un’altra volta, il basso, irrompente ruggito ghiacciato di un drago di ghiaccio inizia ad echeggiare intorno a loro, seguito da un altro, seguito da un altro ancora.
“No,” Brienne annaspa, combattendo contro la debole sensazione di panico che i ruggiti le portano.
Quando raggiungono la sommità delle mura, tutto è nel caos, e hanno a malapena il tempo di guardarsi intorno per vedere che Grande Inverno è sotto attacco da ogni lato, prima che un drago avvisti le loro spade e si volti bruscamente per piombare contro di loro.
“Vuole noi,” Brienne dice a Jaime, ricordandosi come l’altro drago di ghiaccio avesse spinto tutte le sue forze contro di loro, contro le loro spade.
“Levatevi di mezzo,” Jaime grugnisce, mentre cercano di spingersi attraverso gli uomini che si muovono in modo frenetico in cima alle mura, per raggiungere un posto più libero, più verso nord, lontano dalle porte.
Il drago scende e sputa fuori la sua fiamma ghiacciata. Brienne tiene Giuramento davanti al suo viso, e il ghiaccio si frantuma e si scioglie quando incontra la sua lama, anche se un grosso pezzo le ricade contro la spalla, pesante quanto una pietra.
Si volta e vede che Jaime ha fatto la stessa cosa, ma il drago si sta già voltando di nuovo verso di loro, questa volta la creatura spalanca le fauci mentre si avvicina. Brienne resta ferma lì, usando la mano sinistra per far leva sulla sua presa su Giuramento, al meglio che può. Lei oscilla la sua spada proprio mentre il drago prova a morderla, e lei gli trancia la mandibola ghiacciata, che diventa liquida prima di colpire la pietra delle mura. Il drago strilla, e la mascella superiore della bestia la fa cadere per terra, quando le piomba sulla testa, ma poi Jaime è lì, spinge Lamento di Vedova in profondità nell’addome della creatura, e la sua stessa velocità impedisce al drago di tirarsi via e così Jaime lo apre in due dal collo alla gola. Con un ruggito strozzato, diventa liquido e li inonda.
Delle grida di gioia si fanno sentire dagli uomini sulle mura ovest, tutto intorno a loro, e Brienne si rialza in piedi a fatica giusto in tempo per vedere il drago rosso e nero di Daenerys scontrarsi con un drago di ghiaccio sopra il parco degli dèi, mandando entrambe le creature a precipitare per terra. Il drago verde si avventa di lato, ruggendo una fiamma che tramuta il drago di ghiaccio in acqua prima che colpisca il terreno.
Il terzo drago di ghiaccio piomba su quello verde, scacciandolo via dal parco degli dèi. La breve sensazione di trionfo di Brienne la abbandona quando realizza che il drago di Daenerys Targaryen non si è ancora alzato da dove è caduto.
Sulle loro teste, il drago verde grida mentre un’ondata di fiamma ghiacciata gli prende il fianco. Jaime sta sventolando la sua spada verso il drago di ghiaccio, cercando di attirarlo verso di loro, Brienne si unisce a lui.
Dal terreno del parco degli dèi, il drago rosso e nero ruggisce, e il drago di ghiaccio si volta verso quel suono, lasciando perdere il drago verde ferito, ma poi intravede le spade.
“Iniziamo?” Jaime chiede mentre quella cosa si lancia verso di loro.
Brienne ha solo il tempo di grugnire prima che il drago inizi a sputare fiamme di ghiaccio contro di loro. Lo parano, ma questo drago ha imparato dall’altro e resta abbastanza in alto da non farsi raggiungere. Il drago vede che sono sopravvissuti e ruota di nuovo verso di loro.
“Alzati,” Jaime le dice. Lui è così vicino, dietro di lei, che Brienne può sentire il suo respiro dietro la nuca.
Lei si alza, aspettando la fiamma di ghiaccio mentre il drago si precipita verso di loro, ma dopo vira leggermente di lato con la sua testa serpeggiante, cercando di lanciare una fiammata contro il fianco di Brienne prima che lei possa girarsi per fermarlo. Ma il drago non si è accorto che Jaime è dietro di lei, e mentre lei si volta per parare la fiammata, Jaime le resta alle spalle, per saltare sopra un parapetto e tagliare via la coda del drago.
Il drago strilla e si dimena, i suoi artigli cercano di aggrapparsi alle mura per non farlo cadere. La testa è voltata lontana da loro, in direzione della Porta dei Cacciatori, così entrambi iniziano a colpire la parte posteriore del suo corpo, fino a quando si rompe diventando acqua, lasciandoli bagnati fradici.
Non c’è alcun momento di trionfo, però, perché si rendono conto che, prima di essere distrutto, il drago aveva lanciato delle fiamme gelate lungo tutta la cima delle mura. Si precipitano subito, rompendo il ghiaccio con le lame; possono vedere gli uomini bloccati dentro.
Liberano uno degli uomini, ma è già morto. Dei ragni di ghiaccio scavalcano le mura e loro devono fermarsi per ucciderli, e poi riescono a liberare un altro uomo: morto. Un altro: morto. Un altro, e si tratta di Mya Stone, morta. Brienne inizia a sentire il panico, rompe il ghiaccio dietro Mya.
“No.” Lei non riconosce il debole suono della propria voce.
Hyle. Morto.
Lei si ferma per toccargli il viso congelato, cercando di chiudergli i suoi occhi ghiacciati. Jaime sta ancora rompendo il ghiaccio. Arrivano altri ragni di ghiaccio e lei li uccide con gli occhi offuscati dalle lacrime. Jaime tira fuori un altro corpo, e un altro, e un altro ancora.
“Per i sette inferi!” Jaime grida, mentre tira via Daven dal ghiaccio. Morto.
Degli uomini si uniscono a loro dal lato nord delle mura ovest, facendo loro la guardia mentre continuano a tagliare il ghiaccio. Una dozzina sono morti e bloccati lì dentro.
Qualcuno sta urlando dal cortile sottostante.
“Vogliono che Lannister e la sua donna portino le loro spade nel parco degli dèi!”
Jaime le tira il braccio, allontanandola da Hyle, le fa oltrepassare Mya, mentre le afferra il braccio. Lui la guarda, il suo viso è agguerrito, i suoi occhi verdi appaiono pieni di lacrime nella fioca luce di Lamento di Vedova in mano sua.
“Hanno bisogno di noi,” lui le dice a denti stretti.
Lei annuisce e lo segue. Se lui non verserà le sue lacrime, non lo farà nemmeno lei. Molti uomini erano morti accanto a lei. Molti uomini. Questo non sarà diverso. Non sarà diverso.
C’è del caos nel cortile, gli Estranei si stanno ancora riversando da ogni parte. Nel parco degli dèi, gli alberi smorzano il rumore del combattimento, lo fa sembrare come se arrivasse da un posto lontano. Camminano verso il suono di un drago che si lamenta, quel rumore è facile da seguire.
“Non fa avvicinare nessuno,” Stannis spiega loro, indicando la bestia mastodontica. “Lei è ferita.”
Non c’è da chiedersi chi sia la ‘lei’ a cui si sta riferendo. Il corpo immobile di Daenerys Targaryen è avvolto sulle zampe del drago, e lui la annusa e la spinge, ma lei non si muove.
“Avevate allontanato Tyrion da Viserion,” Jorah Mormont dice, correndo verso di loro. “Vi prego, vi imploro, aiutatela.”
Brienne si guarda intorno, i Dothraki della regina stanno camminando avanti e indietro in modo nervoso, e anche alcuni dei soldati di Brienne. Mormont sta andando nel panico.
Jaime le lancia un’occhiata. Lei scrolla le spalle e inizia a camminare lentamente verso la creatura.
“Vogliamo aiutarla,” Brienne parla alla creatura con un tono rassicurante, come aveva fatto col drago di Tyrion. Quell’affare sbuffa contro di lei. Lei continua a muoversi. Il drago grugnisce e sputa una lancia di fuoco per terra, a tre passi di distanza da Brienne. Lei si blocca. Il drago ruggisce contro di lei, il calore del suo respiro quasi la fa svenire anche da venti passi di distanza.
Jaime è accanto a lei, tirandole il braccio. “Vieni via.”
Quando ritornano dagli altri, Jaime guarda Stannis. “Tu vanti sangue Targaryen, provaci tu.”
“Ci ho già provato,” Stannis ribatte.
“Dov’è Snow?” Jaime chiede. “Il ragazzo Martell?”
“Li abbiamo mandati a chiamare,” Ser Davos spiega, respirando in modo pesante quando raggiunge Stannis. “Il principe era ferito, ma ho mandato un messaggio in cantina.”
“Non possiamo perdere quel drago,” Stannis mormora.
Il drago si lamenta di nuovo, e tutti si voltano per guardare Daenerys muoversi a terra, la mano le si alza per accarezzare il naso del drago. La bestia piagnucola verso di lei.
“Che è successo?” Jon chiede, arriva correndo.
“La regina,” Davos sussurra.
“Daenerys, digli di lasciarci avvicinare,” Mormont grida. “Dobbiamo portarti dal maestro.”
La regina si volta per guardarlo, la bocca le si muove come se volesse parlare, e poi la sua mano cade via dal naso del drago, e lei resta immobile. I suoi occhi sono aperti. La sua bocca è aperta.
“No. No, no, no!” il viso sfregiato di Jorah Mormont è una distorta rovina di dolore.
Il drago piagnucola, spinge Daenerys col muso, si lamenta, la annusa, si lamenta di nuovo. E dopo, il drago alza la testa verso il cielo e rilascia il ruggito più terrificante che Brienne avesse mai sentito. Fa ricadere ancora la testa contro la regina, la annusa e la spinge di nuovo, lamentandosi, per poi ritirarsi e sputare fuori una fiamma calda, incenerendola.
Quella visione fa raddrizzare i capelli sulla nuca di Brienne. Mormont sta piangendo. I Dothraki stanno urlando. Il drago ruggisce un’altra volta, e dopo apre le sue ali, alzandosi verso il cielo.
“Per i sette inferi,” Stannis sbotta. “Ora li abbiamo persi tutti!”
Brienne si volta per fissare Jaime. Gli occhi di lui dicono già tutto. Ci saranno altri draghi di ghiaccio, gli Estranei non hanno finito, i giorni non sono tornati, e tutti loro sarebbero morti in questo tetro posto ghiacciato.
Shireen Baratheon entra in modo frenetico nel parco degli dèi. “La fortezza grande è stata invasa. Hanno fatto irruzione nella cantina. Li abbiamo respinti, ma Sam dice che dobbiamo spostare i feriti in un posto più sicuro.”
“Daenerys Targaryen è morta,” Stannis racconta a sua figlia, in modo severo. “E i suoi draghi sono volati via.”
“E quello là?” Shireen chiede, indicando il drago verde nel cielo, che sta volando verso il punto dove il corpo di Daenerys è ancora in fiamme. Atterra accanto al suo cadavere, annusando le fiamme.
“Snow,” Jaime dice dolcemente. “Tu sei più Targaryen di chiunque altro, prova ad approcciarlo.”
“Lei mi aveva fatto avvicinare a quel coso settimane fa,” Jon replica. “Mi aveva quasi ucciso.”
“Ci proverò io,” Stannis dichiara, marciando in maniera risoluta verso il drago. La bestia ruggisce e inizia a incombere verso di lui di qualche passo, dando fuoco a un albero vicino a Stannis.
“Torna indietro, maestà, per favore,” Ser Davos dice.
“Siete degli stupidi se pensate di riuscire ad avvicinarvi a lui,” Mormont sputa fuori, la sua voce è piena di rabbia, di lacrime e di derisione. “Chiedete all’altro principe di Dorne cosa succede quando una persona indegna si avvicina a un drago.”
Jon sospira e si fa avanti, muovendosi con una lentezza cauta, mentre il drago verde lo guarda con diffidenza. Il drago lascia che lui si avvicini. Lascia che lui si metta a fianco della pira funeraria di Daenerys.
Tutti osservano col fiato sospeso. Jon parla con calma al drago, e la creatura lo guarda, piegando la testa da un lato all’altro.
“Lui ce la farà,” Jaime sussurra. “È il figlio di Rhaegar.”
Ma poi, con uno strillo, il drago balza oltre il corpo in fiamme di Daenerys, e inchioda Jon per terra, sotto il grosso artiglio della sua zampa. Jon grida.
“Maledetti draghi,” Stannis mormora, marciando di nuovo verso il drago, Jaime si muove in modo più veloce e Brienne lo segue, ma il drago soffia del fuoco ai loro piedi.
“Restate indietro,” Jon grida.
Shireen Baratheon si fa avanti da dietro Jaime. Brienne non aveva nemmeno visto la ragazza. Lei continua a camminare verso il drago; la creatura la osserva.
“Shireen!” Stannis urla, provando ad afferrarla, ma lei gli scivola via.
“Allontanati, mia lady,” Jon la avverte.
“Lascialo andare,” Shireen parla, arrivando accanto al drago, piegandosi per sollevare una delle unghie dei suoi artigli. Il viso di lei è risoluto, la pietra della sua cicatrice non lascia spazio al terrore nella sua espressione. “Lascialo andare.”
Quell’affare grugnisce verso di lei.
Stannis inizia a farsi avanti di nuovo. “Shireen,” lui grida con forza.
E poi, il drago muove la sua zampa. Jon si rialza subito in piedi e afferra il braccio di Shireen per portarla via. Il drago grugnisce verso di lui.
“Per i sette inferi,” Jaime sussurra.
“Per i sette fottuti inferi,” Stannis ribatte.
Il drago si piega verso il basso e Shireen gli tocca la testa, arrampicandosi sulla sua spalla.
“Shireen, vieni giù,” Stannis dice.
Ma il drago balza verso l’alto, e se ne vanno via insieme.
Brienne si volta via dal panico di Stannis e dal lutto degli uomini della regina. Lei esce dal parco degli dèi e si incammina di nuovo verso le scale della Porta dei Cacciatori. Degli uomini stanno scendendo le scale trasportando dei cadaveri. Lei vede Ser Addam con quello di Daven, Gendry con quello di Mya, uno degli uomini di Stannis con quello di Hyle. Li portano in un angolo del cortile dove c’è già una pira in fiamme, e Brienne li segue senza dire nulla.
“Ciò che è morto non muoia mai,” Asha dice nelle vicinanze.
Senza tante cerimonie, i suoi amici vengono gettati nelle fiamme per essere trasformati in un qualcosa di scuro e vuoto. Lei nota che Jaime le è accanto solo quando Cersei si unisce a lui insieme a Tommen e Myrcella. Anche altre persone arrivano e restano lì in piedi, per poi andarsene di nuovo. Brienne non lo sa quanto a lungo resta lì ferma, sa solo che lei e Gendry sono gli unici a rimanere dopo un po'.
“Quasi la volevo una sorella,” Gendry dice, mentre le fiamme iniziano a morire.
“Hyle aveva scommesso che sarebbe riuscito a prendere la mia verginità,” lei ribatte.
Gendry ride. “Ci è riuscito?”
“No.”
“Lui ti avrebbe seguita ovunque,” Gendry afferma, la sua voce è sorprendentemente gentile.
“L’ha fatto,” Jaime dice.
Brienne si volta e vede che lui è tornato di nuovo ed è dietro di lei.
“Adesso, questo è tutto ciò che resta di loro,” Gendry proclama, indicando le fiamme.
“Daven aveva una moglie e un figlio,” Jaime dice. Lui ride. “Sua moglie è una Frey.”
“Hyle aveva una figlia,” Brienne racconta.
“Davvero?” Gendry chiede.
“Davvero?” Jaime ripete.
Brienne annuisce.
Gendry ride e si allontana, dicendo, “Pensi di conoscere una persona.”
Brienne si volta verso Jaime.
“Stanno spostando tutti nelle cripte,” lui le fa sapere.
“Nelle cripte?”
“Sono più facili da difendere,” lui spiega. “Sansa è già laggiù, è in travaglio.”
“Clegane?”
“È con lei,” lui dice.
“Lady Shireen?”
“È tornata. Ha portato il suo drago nel canile e lo ha messo a letto.”
Brienne annuisce, fa un passo in avanti ma quasi perde l’equilibrio. Lui le afferra un gomito.
“Devo dirlo a Pod,” lei sussurra.
“L’ho già fatto io.”
“Grazie,” lei sussurra, guardandolo negli occhi in modo attento. Brienne prende un profondo respiro, e rompe la parola data a una donna morta. “Lei voleva sposarti, sai.”
“Shireen?”
“Daenerys.”
“Tu sei il mio campione,” lui dice, “ma credo che nemmeno tu saresti stata in grado di salvarmi da quello.”
“No,” lei concorda, camminando verso la fortezza grande, sulle sue gambe vacillanti. “Cersei avrebbe dovuto farti da campione in quella mischia.”
Lui ride, e poi entrambi si fermano dopo essere entrati nella fortezza grande. Era stata messa a soqquadro.
“Va’ a dormire, sterminatrice di draghi,” lui le dice dolcemente, con un sorriso che è tutto del suo Jaime. “Piangi domani.”
Brienne prova a sorridere, fallisce, ma lei mantiene lo sguardo di Jaime. Tutta quella notte le torna in mente quando lo fissa negli occhi: la sua voce che le diceva come sopravvivere ai metalupi, i draghi di ghiaccio, Hyle.
“Io non sono il campione di nessuno,” lei dice. “Sono una codarda. Non potevo sopportare di sopravvivere alla tua morte.”
Lui deglutisce, distoglie lo sguardo, e poi la guarda di nuovo. “Sei più coraggiosa di chiunque io abbia mai conosciuto. Lo sopporterai.”
Lei lo fissa, ha la gola secca, e lui ricambia il suo sguardo per un istante, e dopo si volta e la lascia andare alla ricerca del proprio letto da sola.
