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I love the way you lie

Summary:

La relazione di Carola, che dura da ormai 13 anni, è stantia e sembra non voler andare da nessuna parte. Decisa a voler dare una svolta alla sua vita, manda un provino per Temptation Island. Nello stesso momento anche Marco, da poco single e in crisi sul lavoro, manda un provino per lo stesso programma, ma in un ruolo totalmente diverso, e coinvolge anche Andrea, suo fratello gemello, modello a Milano e un po' annoiato dalla monotonia. Nel frattempo anche Daniele, un commesso squattrinato col sogno della musica, prova a cercare nel programma una svolta.
Le loro vite si intrecceranno in un'estate bollente e dai risvolti inaspettati!

Notes:

(See the end of the work for notes.)

Chapter Text

Marco

«Bro’, non ti fai sentire da un po’. Che succede?» La voce di Andrea, identica alla sua se non per una leggera e forzata cadenza milanese, gli arrivò pimpante e allegra; niente a che vedere con l’umore di Marco in quella tarda mattinata uggiosa di metà aprile.

L’ingegnere guardò il cielo grigio sbuffando sonoramente. Che succedeva? Di tutto. Si era appena licenziato dal lavoro che pensava essere quello dei suoi sogni. Da sei mesi, aveva chiuso una storia durata sei anni e che pensava non sarebbe finita mai. La sua vita andava a rotoli e non sapeva come riafferrarla.

Marco era razionale, pacato, inquadrato in schemi che nessuno gli aveva mai imposto. Il contrario di Andrea, insomma. Marco aveva fatto tutto per bene: sempre massimo dei voti, media del trenta all’università, laureato in anticipo e con lode. A ventiquattro anni gli avevano offerto quel lavoro per cui aveva tanto sudato, mentre lui conosceva Sara, la donna con cui avrebbe convissuto per i successivi sei anni prima di capire che l’amore non li aveva nemmeno mai sfiorati. Marco non sapeva davvero cosa fosse l’amore, era un sentimento troppo astratto perché potesse comprenderlo.

Andrea, invece, era il contrario. Identici nella forma, tanto che fin da bambini avevano deciso di portare i capelli sempre in modo diverso pur di distinguersi. Preso con fatica il diploma, Andrea aveva deciso di lasciare Roma, di non provarci nemmeno con l’università, e di correre a Milano per seguire la sua vera passione: la moda. Andrea era bello e magnetico, quasi androgino, e gli stilisti avevano da subito fatto a gara per accaparrarselo. Da lì non si era più fermato.

«Ho mollato il lavoro»

«Finalmente» urlò di getto il modello e Marco lo immaginava nitidamente saltellare contento. «E ora?» chiese poi, cercando di placare il fiatone.

«E ora niente. Non riuscivo ad andare avanti. Sento di aver buttato la mia vita dietro ai libri. Sono sempre stato un bravo ragazzo, ligio, inquadrato. Mi sono rotto»

«Placati Evil Marco, col tuo curriculum lo trovi in cinque minuti un altro lavoro. E immagino tu abbia parecchi soldi da parte per permetterti qualche mese di vacanza»

«A proposito di vacanze… che ne dici di una in Calabria?»

«Calabria?» chiese Andrea, quasi schifato. «Niente contro la Calabria, ma il mondo è talmente grande…»

«Sì… ma in Calabria ci sarà la prossima edizione di Temptation Island»

«Tu e Sara vi siete mollati, ricordi?»

Marco ridacchiò perché, forse per la prima volta nella vita, stava per stupire il fratello con un colpo di testa che non gli si addiceva per niente.

«E chi dice che io voglia andarci in coppia? Iscriviamoci come tentatori… proviamo»

«Io e te?» Il tono di voce di Andrea era davvero incredulo, e a Marco piacque parecchio.

«Perché no? A giugno non hai mai nulla da fare, e comunque è un mese scarso, mi sono già informato»

«Ti sei solo informato?» Non si era solo informato, Andrea lo sapeva, e la sua voce sembrò stranamente fiera.

Avevano un bel rapporto i gemelli Risorio. Nemmeno tutti quegli anni di lontananza fisica erano mai riusciti ad allontanarli sul serio.

«Ho mandato l’iscrizione per entrambi» ammise. Andrea si lasciò andare a una risata fragorosa e Marco non riuscì a non farsi coinvolgere. C’erano sempre stati, l’uno per l’altro. Si spalleggiavano da una vita, anche nelle discussioni. Non erano mai andati a dormire arrabbiati tra di loro. E, nonostante tutte le diversità, si erano sempre sostenuti.

«Quando lo sapremo?» domandò Andrea che già fremeva all’idea.

«Non ne ho idea, ma tra poco inizieranno a chiamare per i provini» spiegò. Non ne sapeva molto, ed era più che altro la logica a suggerirgli quelle risposte.

«Dicono che la Calabria sia parecchio bella» pontificò il modello, prima di salutare il fratello e chiudere la chiamata.

Marco aveva bisogno di quella scossa. E chissà che altro avrebbe potuto dargli un’esperienza del genere.

Carola

«Federico mi rispondi?» Oltre la cornetta, Carola sentì il ragazzo sbuffare annoiato. Stavano insieme da così tanto tempo, che ormai non aveva più nemmeno bisogno di guardarlo in faccia per capirne i pensieri.

«Che devo dirti? Sto lavorando, lo sai»

«Non ci vediamo da dieci giorni pur abitando nella stessa città, ti sembra normale?»

«Esistono gli imprevisti, Carola»

«Sì, ed esiste anche la convivenza. Stiamo insieme da tredici anni, ricordi?»

«E quindi? C’è una scadenza?» quasi la sfotté lui.

No, non c’era una scadenza, ma Carola aveva la sensazione di star perdendo tempo dietro una relazione senza futuro. La sua vita era sempre stata con Federico. Non aveva mai avuto altre esperienze, non aveva avuto un gruppo di amiche con cui fare cazzate, non aveva avuto storie di una notte senza impegno. Carola era sempre stata solo la ragazza di Federico. Non fidanzata, perché lui odiava quel termine. Solo la sua ragazza.

E ora voleva di più. Voleva una famiglia tutta sua, una casa insieme, un matrimonio magari. A ventotto anni ne sentiva l’esigenza. Al contrario, lui quell’esigenza non l’aveva. Lui, che aveva vissuto a Milano per studiare; lui, che era tornato a Latina per lavorare nello studio del padre, ristabilendosi a casa dei genitori, servito e riverito. Lui, che era tornato a voler essere un adolescente.

«Io voglio di più» sussurrò lei con la voce strozzata.

«Io no» ribatté secco lui. Le lacrime della ragazza non gli avevano mai fatto effetto, non lo avevano mai intenerito. Anzi, spesso le aveva considerate solo un inutile vittimismo.

«Ho scritto a Temptation Island» confessò lei, dopo qualche secondo di troppo di silenzio.

«Sei impazzita?»

«No. Io così non ce la faccio più. Non capisco se continuiamo per inerzia, se mi ami, se io ti amo… non voglio vivere ancora come quando avevamo quindici anni»

«Pensi che reggeresti? Non sei brava con le persone, lo sai… ti isoleresti soltanto in quel villaggio»

«Sono brava con le persone. È il mio lavoro essere brava con le persone»

«Il tuo lavoro è vendere maglie, che ne sai delle persone? Hai ventotto anni e se vuoi uscire una sera senza di me devi chiedere a tua madre. Non sei brava con le persone»

Carola ricacciò indietro le lacrime, mentre lottava con quel groppo in gola che quasi la soffocava. Perché stava ancora con lui? Non sapeva rispondere. Forse per paura, forse perché senza di lui non sarebbe stata davvero niente. Forse, in un modo strano e perverso, amava quella dipendenza, le piaceva farlo sentire importante.

I suoi genitori odiavano Federico. E lo odiavano così tanto, che il ragazzo da anni non poteva più mettere piede dentro casa di Carola. Da quel vecchio tradimento universitario lo avevano cancellato. Eppure lei, nonostante stimasse e ammirasse i genitori, nonostante prendesse sempre come oro colato i loro consigli, in quel particolare caso non riusciva a dar loro retta.

«Decidi. O vieni con me nel programma o finisce qua» e senza aspettare ulteriori vaneggiamenti del ragazzo, chiuse la conversazione e, finalmente, lasciò libere le lacrime.

Chapter Text

Andrea

La chiamata per il provino era arrivata molto prima di quanto Andrea avesse ipotizzato. Erano passate appena due settimane da quell’iscrizione mandata di getto da Marco, quando il modello aveva ricevuto l’ennesima chiamata dal fratello che gli comunicava di scendere a Roma in due giorni.

Certo, facile per lui che a Roma già ci viveva. Andrea, comunque, non si era perso d’animo e, preparato un borsone in quattro e quattr’otto, aveva prenotato al volo il primo diretto per la capitale, spendendo una fortuna.

Partì all’alba di un martedì mattina di fine aprile. Il suo vagone era vuoto, impregnato di quel tipico odore di treno che ormai riconosceva alla prima nota, talmente tanti ne aveva presi.

Amava viaggiare e amava farlo in treno. Perché le stazioni erano un coacervo di persone diverse, di sconosciuti frettolosi e affannati, che si portavano dietro storie che lui non avrebbe mai conosciuto ma che si divertiva a immaginare.

Storie come la sua, magari.

La storia di Andrea Risorio non era semplice. Per niente. Cresciuto in una famiglia cattolica in modo nauseante, per anni non si era sentito parte di nulla. Da bambini, e poi da adolescenti, con Marco non riuscivano a trovare un vero punto di incontro. Troppo diversi, troppo lontani. Andrea aveva la sensazione che parlassero due lingue diverse.

Marco era solitario e pacato; era il figlio che non dava problemi, che studiava e portava a casa bei voti. Ad Andrea la scuola non era mai piaciuta. Al contrario, amava stare in giro fino a tardi, non rispettare le regole e fumare marijuana. Il punto di rottura in famiglia era arrivato quando il padre lo aveva sorpreso a spacciare. Gli occhi schifati della madre li aveva ben impressi nella memoria e, comunque, quello sguardo a posteriori non sembrava così grave, pensando a quegli stessi occhi quando aveva fatto coming out.

Andrea era una persona non binaria. Si sentiva uomo, ma anche donna. Amava vestirsi “da maschio”, ma anche “da femmina”. Non voleva definirsi. Ed era bisessuale. Aveva amato una donna, nella sua vita. E poi aveva amato un uomo. Per la madre tutto ciò era inaccettabile e, da quel coming out, non gli aveva più rivolto parola.

Non un’enorme perdita, comunque, perché grazie al coming out, aveva ritrovato l’amore paterno e, ancor più importante, quel coming out a diciassette anni gli aveva fatto finalmente costruire col fratello il rapporto meraviglioso che avevano oggi.

Quindi no, ad Andrea non pesava affatto partire all’alba per andare a Roma per un provino che, senza il fratello, non avrebbe mai fatto. E non gli pesava nemmeno immaginarsi in quel programma televisivo che lui nemmeno seguiva più di tanto.

Arrivò a Roma in tarda mattinata e subito scorse il gemello che lo aspettava oltre i tornelli. Termini era caotica e disordinata, molto più della stazione di Milano, ma ad Andrea piaceva. Era comunque la sua città, il punto da cui era partito.

«Che accoglienza!» Si tuffò tra le braccia del fratello che subito lo accolse commosso. Non si vedevano dall’estate precedente, e si erano mancati parecchio.

«Come stai? Come va la vita milanese?»

«Inizia a diventare monotona» ammise Andrea al fratello, che non sembrava affatto stupito. E pensandoci, il modello, che era sempre stato in cerca di cambiamenti e stimoli nuovi, aveva resistito fin troppo in quella città.

Marco guidò per le vie trafficate di Roma per più di quaranta minuti, ascoltando i racconti del gemello e raccontandosi a sua volta, fino ad arrivare ai tanto famosi studi Elios sulla Tiburtina.

«Questo è un impero» mormorò dopo aver mostrato il modulo che li avrebbe fatti accede al parcheggio. Andrea era in estasi e, sceso dall’auto, camminò saltellando fino alle sale che gli avevano indicato per i provini.

Tenevano tutti ammassati in uno stanzone enorme, uno studio al momento non utilizzato. Erano solo i tentatori quel giorno, decine e decine di ragazzi, quasi tutti palestrati, senza un pelo e con pochissima proprietà di linguaggio.

«Ao’ ma siete identici!» Marco e Andrea si voltarono insieme verso la voce. Un ragazzo moro, più basso di loro e con un taglio di capelli da denuncia continuava a guardarli a bocca aperta. Non era per niente uguale a tutti gli altri.

«Ma che n’ce vedi? So’ gemelli» rispose subito un altro, pieno di tatuaggi che uscivano dai vestiti e un doppio taglio biondo platino che brillava di luce propria.

«Vero, siamo gemelli» disse Marco. «Voi siete?»

«Vittorio, piacere» si presentò il biondo. «Lui invece è Ilo, un soggettone»

«Ilo? Sta per Ilario?» Il moro alla domanda di Marco si fece paonazzo.

«Ilo sta per Ilo, si me voi esse amico toglite Ilario dalla bocca» quasi lo minacciò prima di scoppiare a ridere con il biondo. Marco rimase un po’ interdetto, ma decise di ignorare il tutto e stringere la mano ai due che, subito dopo allungarono le loro verso Andrea.

Andrea, però, rispose alla stretta solo quando Marco lo spintonò appena. Si era perso a guardare qualcuno in fondo alla sala, seduto da solo in un angolo, con gli occhi fissi sullo schermo del cellulare e la testa decisamente altrove.

«Quello è strano. Prima ce semo presentati ma appena detto ‘r nome, Daniele, s’è chiuso da solo. Va’ a capi’ te» spiegò Vittorio. Andrea li ignorò e andò verso il solitario, lasciando Marco nelle mani di quei due coatti.

«Sai che guardare lo schermo del telefono così da vicino riduce la vista del 15% ogni giorno?!»

Quando Daniele alzò lo sguardo, Andrea rimase incantato da un paio di occhi azzurri e magnetici. Non sapeva cosa l’avesse attirato, prima di vedere quegli occhi. Il ragazzo era mingherlino, con un taglio scompigliato e un paio di jeans logori. Non sembrava aver dormito molto e teneva le labbra serrate in un’espressione di confuso stupore.

«Allora la mia dovrebbe già essere andata» ribatté, chiudendo il telefono e mettendoselo in tasca. Andrea sorrise tra sé perché aveva ottenuto comunque qualcosa in più di quei due. Daniele gli stava dando retta. «Te sei?»

«Andrea, piacere. Sono venuto col mio gemello» spiegò in fretta.

«Daniele, piacere mio. Sono venuto da solo»

«Di dove sei? Hai un accento simile al mio»

«De Latina… ‘na merda»

«No dai, ci sono stato qualche volta. Non è male»

«Allora ce sei stato poco. Te di dove sei?»

«Roma, ma vivo a Milano da anni ormai… lavoro lì»

«N’ce credo mai che per un romano milanese che fa il modello, Latina non è male» ridacchiò Daniele.

«Che ne sai che faccio il modello?»

«Instagram è pieno del tuo faccione per l’ultima campagna di quel profumo»

Andrea annuì sorpreso. Si era accorto che qualcuno, quando era entrato, lo aveva riconosciuto, ma non si era stupito troppo perché sapeva che tutti quei ragazzi puntavano al mondo della moda. Daniele, al contrario, lo aveva sorpreso. Perché non sembrava uno che voleva sfondare in quel mondo, quanto più uno che voleva fare un’esperienza, magari svoltarci con qualche serata, ma non uno che seguiva assiduamente quel mondo tanto da conoscere lui.

«E te che fai nella vita?» chiese, per spostare la conversazione.

«Schifo, più che altro… lavoro in un discount e vorrei un po’ cambia’ vita»

«Per questo sei qua?»

«Per questo e per conoscere gente… non ho molti amici, sai…»

«Come mai?»

«So’ ‘na persona complicata, la gente si allontana…»

«Io non mi sto allontanando»

«Ne riparliamo tra venti minuti»

Andrea la prese come una sfida e decise di sedersi accanto al ragazzo. Ne era incuriosito e affascinato, così tanto che ignorò completamente Marco per tutto il resto del tempo. E nel frattempo, cominciò a sperare che quel provino andasse bene a tutti e tre.

Chapter Text

Carola

Entrando in quell’enorme e asettico stanzone che li avrebbe ospitati per le prossime ore, Carola perse tutta la sicurezza che aveva avuto nel mandare la domanda d’iscrizione a quel programma. Che ci faceva lì? In uno studio televisivo, pieno di gente più concentrata ad inseguire una fama effimera che a risolvere davvero i problemi di coppia.

Lei non era tipa da televisione. Non voleva diventare famosa, non voleva fare soldi in quel modo e, soprattutto, non voleva che tutta Italia sapesse i fatti suoi. Eppure, la relazione con Federico stava diventando sempre più stantia, come un pesce marcio. Stavano insieme da così tanto tempo, che non sembravano avere più nulla da dirsi. Era quello il percorso naturale di una coppia dopo tanti anni?

No, Carola ne era certa. E lo sapeva perché aveva davanti, ogni giorno, l’esempio di amore dei genitori. E forse sì, quello era davvero una rarità, una fortuna concessa a pochi. Ma era altrettanto certa che tra quell’idillio e il nulla che legava lei al decennale fidanzato, ci fosse una qualche via di mezzo.

«Che diamine ci facciamo qua?» continuava a lamentarsi Federico a denti stretti. Al ragazzo quella presa di posizione della giovane non era ancora andata giù eppure non c’era voluto poi molto a convincerlo. Quel mondo lo stuzzicava, Carola lo sapeva. Come sapeva che nei suoi anni milanesi, Federico aveva provato più volte ad approcciarsi al mondo della moda e degli influencer.

«Ci cambierà la vita, in un modo o nell’altro» ribatté secca e sicura e, senza aspettare ulteriori frasi polemiche, si allontanò verso la macchinetta del caffè. Si erano svegliati all’alba per stare a Roma alle nove di mattina e non avevano avuto nemmeno il tempo di una colazione al volo.

Si mise in fila, giocando un po’ con i lunghi capelli scuri che, pensò tra sé, avrebbe dovuto tagliare il prima possibile, per quanto erano rovinati.

«Non osare rovinarli!» Una voce squillante si intromise nei suoi pensieri. Scosse appena il capo e posò gli occhi sulla figura minuta dietro di lei.

«Prego?» chiese confusa. La ragazza, qualche anno meno di lei, le rispose con un sorriso coinvolgente, che riusciva a farle brillare anche gli occhi blu. Era minuta, un caschetto biondo perfetto e zero trucco sul viso.

«Ho visto che ti toccavi i capelli, quindi ho pensato “sicuramente vuole tagliarli” ma non farlo, hai dei capelli bellissimi» spiegò, come un fiume difficile da arginare. Carola sorrise a metà.

«Sono parecchio rovinati… e poi niente di che» quasi si giustificò.

«Chi dice che sono “niente di che”?» accentuò le virgolette, sgranando gli occhi. Carola sospirò appena divertita, ricacciando indietro una risatina spontanea. Era Federico a dirle che i suoi capelli erano banali. Era sempre Federico a mortificarla. «Sei bellissima, comunque. Dovresti sorridere un po’ di più, però. È gratis»

«Martina, smettila di importunare sconosciuti!» Un uomo un po’ più grande di lei, si avvicinò quasi in imbarazzo.

«Non mi importuna, tranquillo» si affrettò subito a dire Carola.

«Io sono Lorenzo, il suo ragazzo» spiegò lui, mentre lei continuava a fissarlo annoiata. «E il tuo lui dov’è?»

«Ad ammirarsi davanti lo specchio laggiù» rispose spontaneamente, pentendosene subito. La coppia rise di gusto, e un po’ di pentimento andò via.

Quando pochi secondi dopo una ragazza della redazione chiamò lei e Federico per il provino, Carola si ritrovò a sperare di condividere l’esperienza con quella strana e invadente ragazza.

Pochi passi, e raggiunsero quello che Carola riconobbe subito come lo studio di Uomini e Donne, completamente sgombro dalla gente urlante che di solito lo abitava. Seguirono le istruzioni degli addetti ai lavori, e raggiunsero due sgabelli posti al centro. Davanti a loro, una piccola scrivania con due sedie, una occupata dalla famosa Raffaella e l’altra libera, spostata in modo disordinato. Una ragazza che Carola non aveva mai visto, arrivò correndo, con mezzo cracker in bocca, una cartellina sotto braccio e due caffè fumanti tra le mani.

«Nina, calmati, non devi fare tutto di fretta» la rimproverò bonariamente Raffaella.

«Devo tenermi il lavoro» rispose lei perentoria.

«Nessuno vuole togliertelo» la tranquillizzò la veterana. Nina, la ragazza frettolosa, le sorrise appena porgendole il caffè e ingoiando il cracker poi, finalmente, entrambe si voltarono verso di loro.

«Carola e Federico, giusto?» I due annuirono insieme, un po’ spaesati. «Parlateci un po’ di voi»

«Sì, allora…» cominciò Carola, ma Federico la interruppe subito.

«Stiamo insieme da tredici anni. Viviamo a Latina. Lei non è mai uscita da Latina», sottolineò quasi schernendola. «Lavora nel negozio dei genitori, vuole sposarsi e fare figli. Io ho studiato a Milano, mi sono laureato e ora faccio il commercialista nello studio di mio padre»

«Come mai avete deciso di partecipare a Temptation Island?»

«Perché siamo un po’ bloccati» provò di nuovo Carola.

«Perché lei vorrebbe accasarsi. Famiglia, figli, matrimonio. Ma siamo ancora giovani. Capisco che per una che non è mai uscita da Latina, il matrimonio sia il punto di arrivo. Ma voi mi ci vedete? Sposato, con figli…» la interruppe ancora. Carola vide nitidamente Nina serrare i pugni e respirare profondamente mentre Raffaella, sicuramente più abituata di lei, le accarezzò dolcemente un braccio come per calmarla.

«Dopo tredici anni credo sia arrivato il momento di una svolta» cercò di inserirsi lei, sgomitando come era abituata a fare. La risatina di scherno di lui, tuttavia, la gelò.

«Non cerchi una svolta, cerchi la tranquillità e la monotonia. Non sei ambiziosa. Ti sei sempre accontentata e continui a farlo, nel negozietto di provincia dei tuoi, con le solite clienti di provincia e senza uno straccio di amica»

Il groppo in gola che le si era formato le impediva di parlare, mentre sentiva prepotenti le lacrime. Non aveva la forza di rispondere, perché quello che diceva Federico non era poi così sbagliato. Era rimasta ferma: sempre nella stessa città, con in mano un diploma che non aveva mai utilizzato, in un negozio messo in piedi da altri.

«Chi ha mandato la richiesta per partecipare?» lo interruppe Nina, paonazza.

«Io» sussurrò timidamente Carola.

«Quindi non sei poi così monotona…» e le rivolse un sorriso sincero, che riuscì a confortarla. «E tu dopo la laurea milanese sei tornato a Latina, giusto? A lavorare nello studio di provincia di tuo padre… o sbaglio?» lo sfidò la ragazza. Carola abbozzò una risatina nascosta, Federico digrignò i denti. Si stava innervosendo.

«Mio padre è il commercialista più stimato di Latina»

«Di Latina, appunto… non proprio il centro del mondo, se odi la provincia» ribatté gelida. Carola vide Raffaella sorridere soddisfatta e pensò che no, Nina non doveva certamente temere di perdere quel lavoro. «Cosa non ti piace della tua relazione?»

«Non ho detto che non mi piace»

«Quindi perché non andare oltre?»

«Sto bene come sto»

«A casa con tua madre…» sussurrò Carola, forte dell’appoggio ricevuto velatamente dalle due donne che, a fatica, provavano a mantenersi neutrali.

«Un cliché tutto italiano, insomma» intervenne Raffaella, rimasta fino a quel momento, solo una spettatrice silenziosa.

«Dopo anni da fuorisede merito un po’ di coccole materne»

Nina ridacchiò, ma evitò di rispondere ancora. Sorrise di nuovo a Carola, con fare pacato e avvolgente. Un sorriso di supporto, un gesto amico che la ragazza non conosceva. Le parole di Federico erano tristemente vere: non aveva amiche, talmente era stata chiusa e concentrata su quella relazione e sul lavoro, che negli anni non era mai riuscita a coltivare rapporti sinceri. Aveva la madre, qualche cugina sparsa, ma non sapeva cosa significasse davvero scegliersi, riconoscersi tra centinaia, supportarsi e sopportarsi, come succedeva nei film che tanto amava. Le era sempre mancata un’amica sincera, con cui sfogarsi, a cui raccontare tutto, con cui condividere pianti e risate.

Forse, aveva scritto al programma anche per quello.

«Per oggi va bene così» li congedò Nina, «ma ci rivedremo» aggiunse sicura. E a Carola batté forte il cuore.

Chapter Text

Daniele

«Tramet, t’ho detto mezz’ora fa di sistemare i nuovi arrivi. Quante altre volte devo dirtelo?» Daniele guardò il responsabile con lo stesso sguardo che gli riservava ormai da mesi, da quando il capo precedente aveva trovato un nuovo lavoro e lo aveva lasciato nelle mani di un ragazzino arrogante e spocchioso, figlio del titolare.

«Sto a mette’ a posto qua, mo’ vado» rispose svogliato, continuando a sistemare lo scaffale dei sughi pronti. L’altro si avvicinò di qualche passo, piantandosi davanti a lui a braccia conserte.

«Non decidi tu cosa sistemare»

«In realtà sì. Lavoro qua dentro da dieci anni, so’ capace de’ gestirmi»

«Lavori qua dentro da dieci anni e ancora sistemi scaffali» lo schernì. Daniele serrò i pugni, e puntò i suoi profondi occhi blu in quelli dell’altro che, quasi impaurito, indietreggiò.

«E quindi? Io un padre che mi mette a capo de ‘n discount non ce l’ho»

«E nemmeno l’ambizione di fare altro»

«Ma te che ne sai? Me conosci? Anzi, sai che c’è? Sistemateli da solo gli scaffali» e cominciò ad allontanarsi.

«Dove vai?»

«Me prendo il pomeriggio libero»

«Se te ne vai non disturbarti a tornare» continuò l’altro a urlargli dietro. Daniele si limitò a rivolgergli un gesto con la mano e lasciò il negozio sotto gli occhi mortificati dei colleghi e di qualche cliente affezionato.

Uscendo si sentì libero. Odiava quel posto, odiava quel lavoro, odiava quasi tutti i colleghi e anche quasi tutti i clienti. Aveva sognato in grande, Daniele Tramet, per anni. Dai quindici ai venti aveva immaginato se stesso primo in classifica, riempire San Siro, vendere migliaia di copie. Aveva anche fatto uscire qualche canzone su YouTube. E la svolta sembrava essere arrivata, quando un sedicente produttore lo aveva contattato.

Ma quello non era un produttore, e Daniele lo aveva capito in pochi mesi. E da lì aveva smesso di crederci, aveva chiuso con la musica e si era trovato quel lavoro.

Erano dieci anni che si accontentava. Portava a casa uno stipendio buono, abbastanza buono da potersi permettere un affitto. Aveva lasciato casa del padre e chiuso ogni rapporto. Aveva provato a convivere con Diletta, la ragazza con cui usciva alle superiori, ma le cose erano finite male. E ora stava da solo. Con pochi amici, senza famiglia e con Cicoria, una gattina che aveva salvato dalla strada.

«Daniele!» una voce familiare lo fermò poco distante dal discount. Si voltò e riconobbe Carola, una ragazza un paio d’anni più piccola di lui. Avevano frequentato la stessa scuola e Daniele ricordava bene quanto piacesse a tutti. Lei però, ai tempi, aveva occhi solo per un coglione palestrato con la faccia da schiaffi.

«Carola, quanto tempo! Come stai?»

«Bene, dai… che mi racconti? Non ci vediamo da una vita» Daniele sorrise appena. Conosceva poco la ragazza, eppure gli era sempre piaciuta. Non in modo romantico, sentiva più che altro una connessione familiare, nonostante tra i due ci fosse un rapporto per lo più inesistente. Perché Carola aveva un sorriso rassicurante capace di mettere a proprio agio la gente.

Raggiunsero insieme un bar poco distante per un caffè. Era ormai iniziato maggio e le giornate cominciavano a riscaldarsi.

«Quindi sei rimasta qua?» chiese lui, mentre lei girava accuratamente il caffè dopo averlo riempito di zucchero. Si erano persi di vista quando Daniele, dopo l’ennesima bocciatura, aveva mollato senza diplomarsi.

«Sì… dopo il liceo ho preferito continuare con l’attività di famiglia invece di andare all’università. Altra pessima decisione della mia vita. Tu? Ricordo che da adolescente ero super fan dei tuoi pezzi»

«Chiuso con la musica. Mi sono trovato un lavoro… che credo di aver appena perso» e dopo lo stupore negli occhi di lei, le raccontò la sua ultima mezz’ora.

«Quello è uno stronzo comunque…» provò a confortarlo. Era vero, quello era uno stronzo, ma a Daniele quel lavoro stava stretto anche prima dell’arrivo dello stronzo.

«Sì ma non mi importa, volevo comunque lasciarlo… vorrei ‘na svolta»

«Che tipo di svolta?»

«Mi manca la musica» ammise. Ed era la prima volta che lo diceva ad alta voce, e la prima volta che lo diceva anche a se stesso. «Ma ormai, a trent’anni…»

«Hai trent’anni mica ottanta» lo schernì bonariamente. «Pensa che io mi sono annullata per un uomo e ho buttato quasi quindici anni»

Daniele la squadrò facendosi due calcoli. Parlava sicuramente del coglione delle superiori.

«Sei stata quasi quindici anni con quel disagiato?»

«Ci sto ancora…» sussurrò lei, quasi vergognandosi.

Daniele e Carola non erano mai stati amici, nemmeno alle superiori. Si conoscevano, avevano scambiato qualche parola, ma nulla di più. Poi si erano persi di vista completamente per anni. Eppure c’era qualcosa che li legava: come se avessero vissuto la stessa vita. E infatti si capivano, intrappolati com’erano in qualcosa che non li convinceva più.

«Io vorrei sposarmi, avere una famiglia… insomma, cose da grandi. Lui no»

«E tu vuoi sposarti o vuoi sposare lui?»

«In che senso?»

«Vuoi sposarti perché pensi sia ora o perché ami lui?» Carola non riuscì a rispondere. Cominciò a sfregarsi le mani e Daniele percepì difficoltà. «Non importa», aggiunse. «Io non sono nessuno per metterti tarli nel cervello… e poi figurati che cazzo ne so io de relazioni, ne ho avuta una in croce»

«Non preoccuparti, è una domanda lecita. E in realtà non sono nemmeno così sicura di volermi sposare… o di volerlo sposare. Vorrei una svolta. Anche una convivenza, non lo so…»

«Lo ami?» chiese Daniele diretto. Carola ridacchiò, ma non c’era divertimento sul suo viso. Più che altro amarezza.

«Non lo so…» ammise. «A volte penso sia abitudine… ma la verità è che non so vedermi senza di lui. Ci sto insieme da quando avevo quindici anni, praticamente la mia intera vita ruota attorno a lui. Non ho amiche, non ho passioni, non ho nulla…»

«A scuola piacevi a tutti, sai?» le confessò Daniele.

«A tutti chi?»

«A tutti… ma tu non davi confidenza a nessuno in quel senso… avresti dovuto guardarti un po’ intorno» quasi la rimproverò.

«Mi stai giudicando?»

«No, figurati se posso giudica’ qualcuno… te sto a informa’»

«Se ti dico un segreto, prometti di mantenerlo e di non ridere?»

«A mantenere segreti sono bravissimo… sul ridere non prometto»

Carola sospirò, finì in un sorso il bicchiere d’acqua che le avevano portato con il caffè, chiuse gli occhi e disse d’un fiato: «Misonoiscrittaatemptationisland»

«Che?» Pensava di aver capito male. Davvero avevano avuto la stessa idea per dare una svolta a due vite piatte e terribilmente simili?

«Ho iscritto me e Fede a Temptation Island, qualche giorno fa siamo stati a Roma per il provino… non ci prenderanno mai, ma almeno ho provato a dare una scossa alla situazione»

«Secondo me ve prendono» disse sicuro, ma non le confidò che anche lui aspettava la stessa risposta. Nel frattempo ripensò al giorno del suo provino. La frenesia statica di Latina gli aveva fatto chiudere quel momento in un cassetto della memoria che Carola, involontariamente, aveva riaperto e ora, come un tornando, nella mente di Daniele tornò quella giornata, quei due coatti rumorosi e Andrea… soprattutto Andrea.

Chapter Text

Marco

Era passata qualche settimana dal provino e Marco, quasi, non ci pensava più. Troppo preso a mandare curricula, a stare in famiglia, a prendersi un po’ di tempo per sé. Poi, quella telefonata era arrivata. Presi entrambi, sia lui che Andrea. La ragazza che lo aveva contattato dalla redazione sembrava entusiasta di avere per la prima volta nel programma due gemelli.

Andrea aveva preso la notizia con la sua solita euforia contagiosa. Si era messo a urlare al telefono e aveva avvisato il fratello che, di lì a poco, lo avrebbe raggiunto a Roma, nonostante le registrazioni sarebbero iniziate quasi un mese dopo.

Marco era comunque felice. Aveva voglia di stare un po’ col fratello, che vedeva di rado. Aveva voglia di un po’ di tranquillità.

Quando il telefono cominciò a vibrare e lesse il nome di Camilla, rispose tranquillo, pensando alla solita chiamata serale.

«Ehi Cami»

«Ehi Cami un corno! Ti pare che devo saperlo da tuo fratello?» Marco sbuffò. Avrebbe voluto dirglielo lui, ma Andrea e Camilla avevano un rapporto simbiotico dai tempi della scuola, c’era da aspettarselo.

«Ti avrei chiamata tra poco» mentì.

«Per dirmi che ti sei licenziato o che stai per andare in un programma televisivo?» chiese retorica. Marco ridacchiò sotto i baffi.

«Entrambe le cose» mentì ancora. «Ma non devi preoccuparti», si affrettò subito ad aggiungere, «ho tantissimi soldi da parte, e il programma si registra a giugno. Non ci sono cambiamenti per l’estate di Serena, ad agosto sta con me come avevamo deciso»

Camilla, che sembrava furibonda, scoppiò a ridere e Marco, immediatamente, si rilassò.

«Ora, scherzi a parte» continuò lei, «non avevo capito che col lavoro andasse così male» spiegò, leggermente risentita. Marco annuì silenzioso.

«Non volevo appesantirti»

«Marco… siamo una famiglia, non mi appesantisci. Ti va una cena tutti e tre, così mi racconti tutto e spieghiamo alla belva che non ci sarai per un mesetto?» Il ragazzo annuì alla richiesta e le invitò da lui. Aveva sempre amato cucinare, soprattutto per loro.

Camilla e Serena arrivarono dopo un’oretta scarsa e la bambina si buttò subito tra le braccia del ragazzo.

«Papi! Mi sei mancato»

«Anche tu, coccinella!» e subito la riempì di baci.

Serena era una peperina di dieci anni che Marco e Camilla avevano concepito dopo una notte di sesso durante il penultimo anno di liceo. Marco, che era sempre stato razionale, ligio, pacato, che mai aveva dato problemi, si era lasciato andare solo durante quella festa, con un’amica che era sempre stata solo amica.

Quando avevano scoperto della gravidanza, si erano guardati in faccia e avevano pianto. Insieme. Avevano avuto paura. Insieme. Avevano deciso di tenerla. Insieme.

Sapevano che insieme ce l’avrebbero fatta, grazie al supporto di entrambe le famiglie e di uno zio che aveva cominciato a viziare la nipote da quando era nel grembo materno.

Marco e Camilla non erano mai stati una coppia, ma erano riusciti a crescere una bambina felice, circondata di amore. Una bambina serena. Avevano anche vissuto insieme i primi anni, mentre entrambi si dividevano tra la bambina e l’università, a casa dei genitori di lei, che avevano accolto meglio della madre di Marco la gravidanza.

«Papo, posso andare a dormire da Lavinia sabato sera?» chiese la bimba, mentre era ancora stretta a lui. Marco guardò subito Camilla che di getto alzò gli occhi al cielo.

«Sere, ti ho già detto di no»

«Non ha senso quel no» ribatté seccata. Aveva dieci anni ma parlava come ne avesse diciotto, era difficile tenerle testa e Marco rivedeva Andrea in quel metro e trenta scarso. Serena era minuta, con splendidi occhi verdi e morbidi capelli biondo cenere. Sembrava un angelo.

«Ha senso, perché tu hai dieci anni e i genitori di Lavinia il sabato sera lavorano. Chi c’è in casa?»

«Suo fratello» rispose ovvia.

«Suo fratello di quattordici anni»

«No, non puoi andare» intervenne Marco, «ma puoi chiedere a Lavinia di venire qua. Sabato sera ci sarà anche zio Andre, potremmo fare un bel pigiama party anche con la mamma. Che ne dici?»

Sentendo il nome dello zio, la bambina quasi dimenticò l’amica e cominciò a saltellare per la stanza. «E quanto rimarrà zio Andre?»

«Credo un po’… a giugno andremo via un mesetto, poi si fermerà per l’estate» cominciò Marco.

«E dove andrete?»

«Staremo via per un lavoro» si limitò a dire. Con Camilla, avevano deciso di non dire alla bambina del programma, non adatto a quell’età.

Serena alzò le spalle, ma non rimuginò troppo sulle parole dei genitori e si concentrò sui giocattoli che aveva sparsi a casa del padre.

«È la decisione migliore non dirle nulla» sussurrò Marco trovando Camilla d’accordo.

«Se glielo dicessimo, non riusciremmo a staccarla dalla tv» rispose lei. Serena era testarda, e impazziva per lo zio. Tramite i social dei genitori lo seguiva nel lavoro, guardava le sue sfilate e conservava tutte le sue foto.  «Quando arriva Andrea?» cambiò poi discorso lei. Marco alzò le spalle.

«Chi lo sa… tra qualche giorno»

«Sei emozionato?»

«Per cosa?»

«Per il programma… chi lo sa, magari finalmente trovi la donna della tua vita» scherzò lei.

«È Serena la donna della mia vita» disse sicuro.

«Ma smettila. Hai questo problema di non aprirti al mondo, ma dovrai farlo prima o poi»

«Certo, per finire come con Sara» si lamentò.

«Con Sara ti sei sempre accontentato del nulla, e io te l’ho sempre detto. Tra voi non c’era niente, si vedeva da chilometri. Hai voluto fartela andare bene per anni, ma cosa vi legava? Nulla»

«Lo so, Cami. Lo so. Come sta Valerio?» provò a cambiare discorso. Valerio era il fidanzato di Camilla da ormai cinque anni e sembravano la coppia perfetta. Lui e Marco, dopo un leggero astio iniziale, avevano trovato un punto d’incontro grazie a Serena e ora sembravano amici da una vita.

«Non sviare. Valerio sta benissimo, ora è a Milano per una conferenza. Comunque, devi aprirti al mondo. Prendi tutto come un nuovo inizio. Finalmente hai mandato a fanculo quel lavoro, stai riprendendo in mano la tua vita. E sei una persona magnifica, non essere egoista»

«Egoista?»

«Sì, egoista. Negandoti all’amore fai un torto alle donne. Chissà quante ne troverai lì dentro, con dei fidanzati merdosi che dovranno essere salvate»

«Vado a farmi una vacanza, non sono mica Superman»

«E chi lo sa, Risorio… magari c’è Lois Lane pronta per te» ridacchiò, aiutandolo con la tavola.

Marco rimuginò un po’ sulle parole dell’amica. Non aveva mai pensato a quell’esperienza in quell’ottica, ma forse la donna non aveva torto. Si era sempre protetto da un eventuale dolore, razionalizzando ogni suo sentimento per non lasciarsi andare all’impulso e all’istinto. Forse cambiare rotta l’avrebbe aiutato.

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Carola

Le parole di Daniele l’avevano colpita così tanto, che continuava a pensarci da ore. Non si era mai chiesta cosa le persone pensassero di lei, nemmeno a quindici anni, quando il giudizio degli altri appare fondamentale.

Carola, in realtà, aveva sempre dato per scontato di essere una invisibile, una come tante, una che nessuno notava. Un numero in una scuola piena di ragazze bellissime. E a lei non era mai importato troppo. Non aveva amiche e, all’epoca, nemmeno le voleva. Non aveva una cerchia con cui uscire. Aveva Federico. Aveva sempre avuto solo Federico e le era sempre bastato. L’unico giudizio che contava per lei era quello di Federico. Ed era sempre stato feroce.

Federico aveva passato una vita a sminuirla e lei aveva sempre preso quelle parole come oro, come l’unica verità degna di attenzione.

Poi quel giorno era arrivato Daniele e le aveva dato una nuova prospettiva. Daniele Tramet parlava di lei come di una diva, inarrivabile e bellissima. Una schiva, difficile da avvicinare ma voluta da tutti. Ma Daniele non la conosceva, Federico sì.

E lei faticava a riconoscersi nelle parole di quello sconosciuto. Carola era sempre stata una reietta, isolata nel suo piccolo mondo, da cui aveva sempre avuto paura di uscire. E infatti era rimasta lì, bloccata in quel limbo di noia e monotonia. Era una fallita, come spesso le ripeteva Federico.

Avrebbe voluto sfogarsi, parlarne con qualcuno. Sapeva, però, che se avesse raccontato tutto alla madre, la donna avrebbe minimizzato e le avrebbe semplicemente detto di credere più in se stessa, cominciando poi la solita immancabile filippica contro il fidanzato.

No, non poteva parlarne con la madre. Si pentì di non aver chiesto il numero di telefono a Daniele. Il pentimento comunque durò poco: sarebbe stato uno sgarbo verso Federico.

Quella moltitudine di pensieri venne interrotta dal suono martellante del suo cellulare. Lo estrasse dalla tasca e rispose senza nemmeno vedere chi fosse. Era la madre, sicuramente, ancora a lavoro. O qualche cugina.

«Ciao Carola, sono Nina». La voce le sembrò familiare, eppure non riusciva a focalizzare nessuna Nina nella sua mente.

«Nina?»

«Nina, dalla redazione di Temptation Island. Ricordi, abbiamo fatto il provino insieme» spiegò la ragazza, con una voce allegra e divertita. Carola si picchiettò appena la fronte. Ma certo, Nina! La ragazza che avrebbe preso a sberle Federico, se solo avesse potuto.

«Nina, ciao! Che sorpresa»

«Davvero? Non ti aspettavi una nostra chiamata?»

«Sinceramente no…»

«Siete stati la nostra prima scelta, pensa un po’»

«Prima scelta?» Carola faticava a credere alle proprie orecchie. Voleva sentirlo chiaro e tondo.

«Sì, per il programma. Siete stati scelti» confermò Nina, e Carola percepì un certo compiacimento nella sua voce.

Le tremavano le gambe. Non sapeva come rispondere. Era convinta, quando aveva fatto il provino, eppure non ci aveva mai creduto davvero fino in fondo. Non credeva in se stessa. Non si percepiva interessante. Perché un programma televisivo avrebbe dovuto scegliere proprio lei? Eppure era successo.

«Non me lo aspettavo davvero» confessò.

«Lo so» sussurrò Nina, «e questo è uno dei motivi per cui sei stata scelta» aggiunse. «Siete stati» si corresse subito.

«Quindi ora come funziona?»

«Funziona che tra un paio di giorni veniamo a girare il video di presentazione. Ci vorrà una mezza giornata per preparare tutto, ti mando i dettagli per email» e senza ulteriori indugi, chiuse la chiamata lasciandola su di giri e frastornata. Erano stati presi.

Qualche giorno dopo

«Allora, il video durerà un paio di minuti, è solo una presentazione iniziale» cominciò a spiegare Nina, mentre lei la ascoltava interessata e Federico continuava a sbuffare.

Il ragazzo non aveva preso benissimo la notizia, aveva finto di opporre resistenza, ma alla fine aveva ceduto, buttandola sul “Lo faccio per te”. Carola sapeva che non era così. Federico bramava da anni per un posto in televisione e quell’occasione era ghiotta. Ma, per natura, non poteva essere d’accordo con Carola. Mai.

«Cosa dobbiamo dire?» chiese lei, titubante.

«Quello che abbiamo concordato insieme. Dovete parlare rivolgendovi direttamente alla telecamera, perché vi state presentando al pubblico»

Carola non era per niente a suo agio. Quella mattina, all’alba, lo staff della De Filippi le era piombato in casa, con telecamere, luci, un truccatore e due autrici: Nina e Lorena.

L’avevano truccata, avevano truccato Federico, si erano tutti seduti a tavola per abbozzare il discorso, la coppia aveva discusso un po’ perché Federico non voleva si parlasse di quel famoso tradimento e Nina lo aveva subito rimesso al suo posto: nel programma doveva uscire la verità.

Avevano deciso di girare il video a casa di Carola e, per l’occasione, Federico aveva rimesso piede tra quelle quattro mura dopo anni di esilio. I genitori di Carola, pur di non vederlo, erano usciti all’alba e non sarebbero tornati fino a ora di cena.

«Comincia a parlare Carola» disse Nina perentoria. Lei prese un respiro profondo, chiuse appena gli occhi, provò a fermare il tremolio delle mani e poi, dopo un sorriso dell’autrice che ricambiò, guardò in camera e cominciò a parlare.

«Sono Carola, ho ventotto anni e sto con Federico da tredici anni. Scrivo io a Temptation Island perché vorrei di più da questa relazione, che invece è ferma a dinamiche liceali. Non conviviamo, non c’è progettualità e Federico si arrabbia anche se mi definisco la sua fidanzata»

«Sei la mia ragazza, fidanzata è impegnativo» la interruppe lui, che fremeva.

«Dopo tredici anni, è impegnativo» ridacchiò nervosa. «Comunque… mi sento intrappolata in qualcosa che forse non voglio più e vorrei capire se davvero Federico è la mia strada»

Non aveva parlato del tradimento. Non ce l’aveva fatta. Avevano altri problemi, quel tradimento era ormai solo un lontano e vago ricordo.

«Io penso che la nostra storia vada bene così» disse tranquillo Federico.

«Così come? Ferma da anni?» chiese Carola piccata.

«Non è ferma. Abbiamo ventotto anni, che fretta hai? Sono stato fuori per anni, abbiamo vissuto una storia a distanza mentre io studiavo a Milano, ora stiamo recuperando una quotidianità»

«Sei tornato da più di tre anni. E hai deciso tu di viverla a distanza, io mi sarei trasferita con te»

«Volevo fare una normale esperienza universitaria» si giustificò lui.

«O volevi tradirmi senza problemi? Perché è successo anche quello…»

Federico stava per rispondere quando Nina li interruppe. Il video poteva finire lì, avevano tutto quello che serviva per presentarli al meglio. Nina era visibilmente soddisfatta, e Carola aveva notato l’espressione fiera e tronfia sul volto della ragazza non appena aveva nominato il tradimento.

A Nina, Federico non piaceva, Carola lo aveva percepito durante quel primo provino e oggi ne aveva avuto la conferma definitiva.

«Bene ragazzi, che dirvi? Ci vediamo in Calabria» e si congedarono in fretta come erano arrivati, lasciandoli soli e in silenzio in una casa vuota.

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Daniele

Dal licenziamento, il tempo era volato. Pochi giorni dopo quell’incontro con Carola, la redazione di Temptation Island lo aveva chiamato per un secondo provino e poi per dargli la lieta notizia: era stato scelto come tentatore.

Daniele era scoppiato a ridere, li aveva ringraziati e aveva chiuso la chiamata. Lui tentatore. Era paradossale. La verità era che non si vedeva per niente in quel ruolo. Non era bravo ad approcciare, non era bravo a parlare. Ma in quel periodo non aveva niente di meglio da fare quindi, perché no?

Aveva passato il mese successivo a mandare curricula in giro, a pregare la sua unica amica di tenergli Cicoria per un mese e a comprare costumi e abbigliamento da spiaggia. E il grande giorno era arrivato. Doveva partire per la Calabria.

Era arrivato al villaggio che era notte fonda. Il suo treno aveva portato un ritardo indecente e, tirando verso di sé l’enorme porta a vetri dell’albergo, aveva subito notato che nella hall non c’era nessuno. Erano già arrivati tutti.

«Daniele Tramet! Aspettavamo solo te» quasi urlò una ragazza minuta, con gli occhi vispi e folti capelli neri. Era Nina, aveva fatto il provino con lei e la trovava simpatica.

«Non sai che delirio il mio treno» provò a giustificarsi.

«Sì, non mi interessa. Ora ti accompagno nella tua stanza e poi vado a dormire perché tra quattro ore dobbiamo vederci tutti di nuovo qua. Domani arrivano le coppie e dovete prepararvi. Spostarvi nel villaggio, capire cosa fare all’inizio, insomma… hai mai visto il programma?»

«No, direi di no»

«Ok, non importa. Sali al secondo piano, stanza duecentouno, ci sono altri due ragazzi dentro. Buonanotte, e metti la sveglia per domani mattina. Se alle nove in punto non sei qua ti caccio dal programma» quasi lo minacciò, prima di salutarlo con la mano e sparire.

Daniele sospirò, si caricò lo zaino in spalla, prese il piccolo trolley e andò verso l’ascensore. Il silenzio di quei corridoi era inquietante, simile a quei motel sperduti nel nulla che si vedono sempre nei film americani.

L’ascensore arrivò prima che potesse continuare con quei film paranoici che tanto piacevano al suo cervello. Un din metallico lo avvertì, mentre le porte si aprivano stanche. Entrò e salì al secondo piano.

La stanza che gli aveva indicato Nina era due porte più giù, ma si accorse di non avere la chiave. Bussò piano, per non svegliare l’intero corridoio, ma non ricevette alcuna risposta. Ripeté l’azione con un po’ più forza sussurrando anche un leggero “aprite”.

Un sonoro sbuffo fu l’unica risposta e, finalmente, qualcuno aprì.

Andrea.

Il ragazzo a cui pensava da giorni gli si palesò davanti con gli occhi chiusi e la bocca spalancata in uno sbadiglio. Sembrava irritato, ma la sua espressione cambiò non appena lo mise a fuoco.

«Scusa» iniziò subito Daniele, «il mio treno era in ritardo, non ce l’ho proprio fatta ad arrivare prima»

«Non ti preoccupare» bisbigliò Andrea facendogli spazio. Accese la piccola abat jour sul suo comodino ma non tornò a letto. Si fermò in piedi, con gli occhi fissi su di lui. «Come stai?»

«Stanco» ammise Daniele che, al contrario, raggiunse il suo letto senza nemmeno mettere un pigiama. Andrea, allora, lo imitò.

«Domani è il grande giorno» finse entusiasmo. Daniele lo capì da come mosse le mani in aria.

«Vacanza gratis, dovremmo festeggiare sul serio. Ma tuo fratello non lo svegliano nemmeno le cannonate» disse stupito indicando il terzo letto nella stanza.

Si perse un po’ a guardare i due gemelli e, per quanto fossero davvero identici, a notare le mille differenze. Andrea era più bello, più etereo, sembrava quasi di un altro pianeta.

«Alla fine ci siamo entrambi, visto?» chiese retorico Andrea, distogliendo l’attenzione dal sonno caotico di Marco.

«Tu e lui?» chiese Daniele di rimando.

«Io e te…» lo corresse il modello, lasciando la frase in sospeso senza staccarli gli occhi di dosso. Daniele si sentì in imbarazzo e ringraziò la penombra della stanza che, sperava, copriva il rossore delle sue guance. Quel ragazzo continuava a fargli uno strano effetto. Qualcosa che non capiva e che gli contorceva lo stomaco.

«Te eri certo» sviò Daniele.

«Perché?»

«Figurati… un modello abbastanza famoso, bellissimo e con un gemello identico… nun se fanno scappa’ gente così»

«Bellissimo, eh…» gongolò.

«N’amica mia dice che quando la bellezza è oggettiva se deve di’» quasi si giustificò.

«Sei pronto per domani?» Andrea, che forse lo vide un po’ in difficoltà, cambiò discorso.

«In realtà no. Mai visto sto programma, ho provato a capire qualcosa ma non so… vedemo…»

«Non c’è da capire. Ci chiudono in un villaggio con delle ragazze fidanzate»

«E noi dobbiamo tentarle» finì la frase per lui. «Non credo di saperlo fare» aggiunse.

«Non devi fare nulla, solo parlarci»

«Non sono bravo nemmeno in quello» ammise. Andrea sorrise appena, giocando un po’ con i capelli scompigliati.

«Con me stai parlando»

«Con te è diverso»

«Che c’è di diverso?» chiese. Daniele vide nei suoi occhi una curiosità che non aveva mai visto nei suoi confronti. Era come se Andrea fosse il primo a vederlo, dopo una vita passata nell’ombra.

«Mi sembra di conoscerti da sempre» confessò.

Andrea annuì a quelle parole, ma non disse nulla. Marco si mosse un po’ nel letto, lamentandosi appena per la luce e per le voci in sottofondo e i due insonni decisero di mettersi a letto, per dormire almeno qualche ora prima del grande giorno.

La notte passò lenta. Daniele non chiuse occhio, troppo preso dai pensieri. Pensava al giorno dopo, alle ragazze, a quella nuova avventura. Pensava alla scelta affrettata che aveva fatto, anche licenziandosi. Pensava a cosa sarebbe successo dopo quei ventuno giorni, quando, tornato a Latina, non avrebbe più avuto un lavoro. Come avrebbe pagato le bollette?

Pensava a Cicoria, smollata per un mese. Pensava alla sua vita, ai suoi fallimenti, alla sua solitudine.

E, soprattutto, pensava ad Andrea.

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Carola

Carola era agitata. Ma non della stessa agitazione che vedeva negli occhi delle altre coppie. Aveva passato le ultime cinque notti quasi del tutto insonni, aveva occhiaie pronunciate che il correttore non riusciva a coprire. Federico era stato aggressivo per settimane, e negli ultimi giorni quasi non le aveva rivolto parola.

Erano arrivati in Calabria due giorni prima, e il ragazzo aveva passato quasi tutto il tempo con le altre coppie, senza degnarla di uno sguardo. Martina, la ragazza spigliata e frizzante che aveva conosciuto ai provini, le era stata parecchio dietro, pur non conoscendola, e la sera prima, mentre lei era nel giardino dell’albergo a fumare una sigaretta dietro l’altra, le si era avvicinata e, con un sorriso comprensivo, le aveva sussurrato “meriti di meglio”. Non aveva nemmeno aspettato la sua risposta. Le aveva sorriso ancora ed era andata via.

Carola non faceva che pensare a quella frase, mentre il caicco li portava verso la spiaggia. Federico era da tutt’altra parte. O meglio, era fisicamente accanto a lei, si sfioravano, ma con la testa non c’era. Carola avrebbe voluto leggere la sua mente, pur essendo certa che non le sarebbe piaciuto ciò che avrebbe trovato. Dentro di sé sapeva che il fidanzato aveva accettato il programma non per risolvere i mille problemi di coppia, ma per fare quel salto che tanto bramava.

«Sei silenziosa» mormorò lui, dopo giorni di silenzio.

«Non ho nulla da dire» si limitò a rispondere lei, continuando a guardare il mare. Sentiva le lacrime pronte a uscire, ma non gli avrebbe dato l’ennesima soddisfazione.

«Stiamo per separarci per venti giorni e non hai nulla da dire?» chiese lui, stizzito.

Carola si infuriò. Sentì la rabbia montarle e, per la prima volta da quando erano partiti, si voltò verso di lui come una furia.

«Non mi rivolgi parola da settimane e ora vuoi parlare? Sei serio?»

«Dovevo metabolizzare»

«Beh, sai che c’è? Ora devo metabolizzare io»

La discussione finì perché erano arrivati. Li fecero scendere composti. Carola vide tutti i fidanzati aiutare le compagne, tendere loro la mano, aspettarle, prenderle in braccio. Federico, invece, era stato il primo a scendere e aspettava già tutti sul bagnasciuga. Lei scese sola, senza sforzi. Era abituata a farlo, lo faceva da una vita. La gamba non era mai stato un intralcio. Qualcuno la guardò ammirato, e a lei quegli sguardi compiaciuti e un po’ compassionevoli diedero fastidio. Lei non era la sua gamba.

«Che atleta» le sussurrò Martina. Carola le rispose con un sorrisetto tirato, poi raggiunse Federico, completando la fila. Filippo Bisciglia li guardava sorridendo.

Il conduttore cominciò a parlare. Erano circondati da telecamere e cameramen e dietro uno di loro, Carola riconobbe Nina. Le rivolse un sorriso di saluto che la ragazza ricambiò subito.

I minuti seguenti passarono veloci. Il conduttore spiegò il programma, fece qualche domanda sparsa e poi li divise: fidanzati da una parte, fidanzate dall’altra. Era arrivato il momento delle tentatrici. Dodici ragazze bellissime, nei loro bikini striminziti. Tutte truccate, tutte con capelli perfetti e posture perfette. Carola era ammirata, e forse leggermente invidiosa di ciò che non sarebbe stata mai. I fidanzati, che in quel momento sembravano più che altro bestie in gabbia, le guardavano assatanati, tanto da infastidirla.

Il momento tentatrici passò in fretta e, al loro posto, in un batter d’occhio arrivarono i tentatori. Anche loro belli in modo quasi stucchevole, con muscoli definiti e tatuaggi sparsi. Carola sbarrò gli occhi non appena lo vide. Era Daniele Tramet, ed era lì, in mezzo a loro, non proprio a suo agio.

«Carola, ti ho visto sbarrare gli occhi, ti piace qualcuno?» A Filippo non scappava nulla.

«In realtà non li ho guardati ancora, ero concentrata su Daniele. Lo conosco» disse quasi ridendo. Federico si irrigidì, ma lei non gli diede la soddisfazione di voltarsi verso di lui e rassicurarlo. Continuò a guardare Daniele, che le sorrise comprensivo. Uno di quei suoi sorrisi tirati, a mezza bocca, carico di imbarazzo. Daniele non era proprio il tipo da Temptation Island, Carola ne era certa pur conoscendolo poco. Ma d’altronde, nemmeno lei era la perfetta concorrente di quel programma.

«Come vi conoscete?» chiese il conduttore, curioso.

«Siamo della stessa città, frequentavamo la stessa scuola» disse lei, mentre il chiacchiericcio intorno non si fermava. Filippo passò a far presentare i tentatori e Martina le si avvicinò e sussurrò «Nella tua scuola c’era un bono del genere e tu stai da una vita con Federico?» ridacchiando. Anche Carola sorrise, prima di tornare a concentrarsi sui tentatori.

Un ragazzo ricciolino stava parlando con una delle fidanzate, che sembrava guardarlo sognante. Carola lo squadrò e comprese la collega. Era bello, ma non come gli altri. Era sicuramente meno pompato e definito, aveva un taglio scompigliato che il vento infastidiva, labbra grandi e degli occhi magnetici. Sembrava più adulto degli altri. Era bello, ma non di quella stucchevole bellezza tipica di chi sa di esserlo.

All’improvviso, Carola pensò di vederci doppio. Perché ce n’era uno identico, seppur più dritto nella postura e con capelli non ricci e scompigliati, ma solo leggermente mossi e tenuti immobili da qualche lacca potentissima.

Carola continuava a trovare comunque più bello il primo, nonostante fossero davvero identici, e mentre continuava a squadrarli si accorse che gli occhi di Daniele, leggermente imbarazzati, erano fissi sul secondo.

Filippo congedò per qualche minuto i tentatori e la ragazza capì che era arrivato il momento dei saluti. Nelle ultime settimane aveva accumulato così tanto rancore verso il mutismo del fidanzato, che non riusciva a lasciarsi andare.

Vedeva le altre coppie abbracciate, c’era anche qualcuno che piangeva, chi invece si prometteva amore eterno, chi assicurava che sarebbero usciti più forti di prima. Lei voleva solo sparire, chiudersi in quel villaggio e vivere una vacanza senza i deliri di onnipotenza di quell’uomo che per troppi anni aveva giustificato.

«Non mi saluti?» Fu lui ad avvicinarsi, forse imitando gli altri. Perché Federico non era mai stato affettuoso, eppure in quel momento la strinse a se, la baciò tra i capelli e sussurrò a voce abbastanza alta di stare tranquilla.

«Sono tranquilla» rispose lei piccata.

«Talmente tranquilla che nemmeno mi guardi in faccia»

Carola sospirò. Era stanca di Federico. Stanca del suo menefreghismo, del suo egocentrismo, della sua totale incapacità di mettersi in discussione.

«Per te è tutto un gioco? Pensi che siccome sta iniziando il programma, le settimane passate non contino nulla? Hai avuto giorni e giorni per parlarmi, per chiarire, per non arrivare a questo punto»

«Te l’ho detto, dovevo metabolizzare»

«Che cosa?»

«Questa tua scelta. Sapevi che non ero d’accordo del tutto»

«Eppure sembra ti stia divertendo abbastanza, quindi forse tanto male non stai. E comunque, nelle coppie si parla. Ma sai cosa? È sempre stato mio l’errore, perché sono stata accondiscendete per una vita. Ora basta»

«Quindi ci salutiamo così? Con te incazzata nera?»

«Il problema è che non sono incazzata. Se fossi incazzata, forse ci sarebbe ancora qualcosa da salvare» e senza aggiungere altro si allontanò da lui e da quella relazione, con l’amara certezza di essere arrivata al capolinea.

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Carola

L’ultima discussione con Federico l’aveva sfinita. Si era trascinata fino al villaggio per inerzia, perché non poteva fare diversamente. Cosa avrebbe davvero voluto fare in quel momento? Chiudersi in casa, piangere e mettere un punto a ogni decisione sbagliata presa nella sua vita.

La più sbagliata di tutte? Portare avanti quella relazione per anni.

La gente intorno a lei ballava, si divertiva, urlava eccitata. Lei si sentiva in una bolla, lontana da tutto e tutti. Percepiva i suoni ovattati, vedeva le persone sfocate, i contorni poco definiti. In quel momento c’erano solo i pensieri nella sua testa. Era seduta a tavola con tutti, con fidanzate e tentatori, qualcuno le rivolgeva parola e lei annuiva distratta.

Non aveva voglia di parlare, non aveva voglia di relazionarsi e raccontare di sé.

«Ti va di fare una chiacchierata?» Era Daniele, dolce e pacato come lo ricordava. Sorrise appena, tornò in sé e annuì. Aveva voglia di parlare con Daniele.

Prese il suo calice di vino e lo seguì verso l’enorme giardino arredato del villaggio. C’era una piscina al centro, lettini e sdraio sparsi ovunque e una vista sul mare che in quel momento era scura ma, ne era certa, il giorno dopo sarebbe stata mozzafiato.

Si allontanarono dal caos e lei percepì qualche occhio addosso. Si voltò, ma nessuno stava facendo caso a loro. Nessuno, tranne uno dei gemelli. Il ricciolino, Marco. Pensò di essere paranoica, eppure il ragazzo non la mollava un attimo con lo sguardo da prima in spiaggia. Scosse il capo e decise di non pensarci.

«Come stai?» chiese diretto Daniele. Lei abbozzò un sorrisino di circostanza a cui lui non credette. Non erano amici, non si conoscevano per niente, eppure c’era una strana connessione tra loro che facilitava vicendevolmente la lettura.

«Confusa» ammise lei. Non riusciva a trovare parola più adatta per descrivere lo stato d’animo di quel momento.

«Cosa ti confonde?» Carola ridacchiò ancora. Quanto tempo aveva Daniele? Perché la lista era parecchio lunga.

«La mia relazione, questo posto, te qui, la situazione…» lasciò la frase in sospeso, riuscendo a frenarsi dal dire “e quello stupido gemello che continua a guardarmi”.

«Quando mi hai detto del programma, quel giorno a Latina… avevo già fatto il provino ma non mi sembrava corretto dirtelo»

«In che senso?»

«Non lo so… te eri agitata, nervosa… non volevo mettermi al centro dell’attenzione… non lo so». Lei strizzò appena gli occhi, cercando di capire quel discorso contorto. Era Daniele, era così anche a scuola. Tutti lo definivano indecifrabile, e Carola cominciava a capirne i motivi.

«Vederti qui mi ha alleggerita, sai… non siamo mai stati amici, ma un volto familiare qua dentro mi tranquillizza»

«Ti capisco… è lo stesso per me. Non sono bravo con le persone, una spalla potrebbe farmi comodo» ammise lui, con un sorrisino storto e tirato. Carola seguì lo sguardo di lui, fisso sullo stesso punto da quando si erano allontanati. Non riusciva a distingue bene tra la marmaglia.

«Chi guardi?» Daniele quasi si irrigidì e, per la prima volta, si voltò verso di lei.

«Nessuno… la situazione» balbettò. Carola accettò quella risposta, certa che ne avrebbe parlato lui se e quando avesse voluto.

«A chi hai lasciato Cicoria?» Il ragazzo le aveva parlato del suo fidato animale domestico il giorno che si erano rivisti, descrivendolo come la parte fondamentale della sua vita.

«Ad una specie di amica»

«Specie?» mimò le virgolette.

«Amica…» rettificò. «La verità è che non sono uno molto sociale, ecco… mi piace stare per fatti miei, non dare spiegazioni a nessuno»

«Non ti manca condividere con altri la tua vita? Non intendo una relazione sentimentale, parlo di amici con cui uscire, fare cazzate, divertirsi»

«A volte sì… ma non so come cambiare le cose» ammise. «Anche con Erika, la ragazza che sta tenendo Cicoria… ci vediamo perché è lei a cercarmi, è lei che alimenta il rapporto. E mi sento anche in colpa… non sono sicuro che lei sappia che ci tengo»

«Non posso aiutarti» sussurrò lei. «Non sono riuscita a tenermi un’amica che sia una»

«Ma non sei tu a dovermi aiutare, adesso. Qui dentro è il mio ruolo aiutare te» sdrammatizzò lui. «E te chi guardi?» cambiò poi discorso. Carola si sentì improvvisamente vulnerabile e scoperta.

«La situazione» rispose, imitandolo.

«Seh… vabbè»

«Non mi credi?»

«Come tu non hai creduto a me prima» disse sicuro. Carola sorrise.

«Quindi, quale fidanzata guardavi? Su chi vuoi buttarti?» Daniele si irrigidì ancora, quasi come se la risposta nascondesse un segreto inconfessabile.

«Sto capendo…» si limitò a dire lui.

«Marco continua a guardarmi» si sbilanciò lei. «È carino…»

«Sì, è carino» confermò, con quel suo sorrisino tirato e ambiguo. «Sicuramente più di quel montato del tuo ragazzo» aggiunse.

«Perché lo detesti tanto?»

«Perché non è mai cambiato da quando aveva sedici anni… e perché te meriti di più»

«Non ci conosci» rispose, quasi stizzita.

«No, infatti… se fossi stata mia amica, ti avrei detto di lasciarlo anni fa»

«Ci sono stati anche momenti belli»

«State insieme da tredici anni, voglio sperare che ci siano stati anche momenti belli»

Carola si alzò. Non voleva discutere con Daniele ma quell’intromissione tanto giudicante la stava infastidendo. Aveva deciso lei di mettersi in gioco, ma chi era Daniele per entrare così tanto a gamba tesa? Si allontanò senza dire nulla e lo sentì sbuffare. Lo ignorò e andò verso la spiaggia, sedendosi sull’ultimo lettino prima della transenna. Lontana da tutto.

Quel momento di quiete durò poco. Qualche minuto e qualcuno già camminava verso di lei. Era Marco, lo riconobbe non appena girò l’angolo. Si avvicinava lento e deciso, sorridendo un po’ e quasi chiedendo un permesso che Carola non gli negò. Si sedette sulla sabbia, a poca distanza da lei.

«Ti ho vista quasi scappare» sussurrò.

«Mi serviva un momento» ammise lei.

«Se vuoi prendo a pugni Daniele per te… o chiunque altro» scherzò.

«Lo faresti?»

«Nah… non ti conosco abbastanza per rischiare una denuncia». Per la prima volta da quando aveva messo piede in Sardegna, e anche da mesi, Carola rise di cuore.

Notes:

Hola gente!

Quando mi è venuta in mente questa storia ero parecchio indecisa. La paura più grande è che fosse tutto un po' forzato e, inizialmente, l'avevo messa da parte. Eppure continuava a tornare, così mi sono detta "perché no?". Ho bisogno di scrivere qualcosa di leggero, di fresco, di estivo. Qualcosa senza troppi drammi (ce ne saranno... alcuni...), qualcosa di spensierato. Così ho fuso la famiglia di Prisma con Temptation Island. Carola sarà una fidanzata disperata; Marco, Andrea, Daniele, Ilo e Vittorio tentatori un po' fuori dagli schemi; Nina una delle ragazze della redazione. Avremo tanto amore, tante lacrime, tante risate, tanti personaggi nuovi e, spero, di trovarvi tutte.

Per chi sta seguendo anche "Suddenly I see", non è morta, sono solo leggermente bloccata, quindi ho preferito iniziare a pubblicare anche questa e poi... chissà...

Vi voglio bene <3